Ennesima porcheria – non ci sono parole più neutre per descrivere quello che è accaduto ieri in commissione».
Con questo affondo, il consigliere comunale Giovanni Barbo (PD) apre il sipario su una seduta che, invece di garantire trasparenza, ha cancellato in poche ore più di 3000 osservazioni di associazioni e cittadini. Per la precisione tremilacentotrentasei in quattro ore!
La voce dei triestini? Silenziata.
Terminato lo sfogo iniziale, Barbo ricostruisce in modo circostanziato la mattinata in VI Commissione: il Regolamento prevedeva un’analisi per temi o in ordine cronologico, ma la maggioranza di destra ha chiuso i lavori mentre diversi consiglieri attendevano di parlare. Un blitz che trasforma il diritto a intervenire in un privilegio revocabile a piacere. Il risultato? I cittadini, venuti con dossier dettagliati e speranze di ascolto, sono stati liquidati con un «abbiamo parlato abbastanza».
Un abuso istituzionale senza precedenti
Nel 2015, per analizzare 800 osservazioni al Piano Regolatore, si lavorò per mesi. Ora, con oltre il triplo dei contributi da parte dei cittadini, la Giunta ha scelto di asfaltare tutto in una sola mattina. Questo non è solo malgoverno. È abuso di potere, è umiliazione della cittadinanza attiva, è tradimento dello spirito democratico che dovrebbe animare ogni amministrazione pubblica.
Un progetto che pesa sul bilancio e sul paesaggio
La corsa a testa bassa verso l’ovovia ignora i nodi più delicati: l’assenza di coperture dopo la perdita dei fondi PNRR, il continuo rialzo dei costi e l’impatto sull’area Natura 2000 di Bosco Bovedo. Secondo le stime, il conto finale ricadrebbe sulle casse comunali, sottraendo risorse ad altre priorità e lasciando in eredità un’infrastruttura scenografica ma poco utile alla mobilità. Un macabro monumento alla vanità di Dipiazza.
Lunedì ci sarà uno scatto di orgoglio civico
Di fronte all’arroganza istituzionale, l’appuntamento è per lunedì 19 maggio alle 19 sotto le finestre del Consiglio comunale.
L’obiettivo è trasformare in piazza ogni voce ignorata in aula: far capire che Trieste non è terra di conquista, ma comunità consapevole dei propri diritti. Partecipare significa difendere non solo il bosco o il bilancio, ma un principio essenziale: le regole democratiche non si sospendono quando risultano scomode”.
Lo afferma la segretaria PD, Maria Luisa Paglia.
La voce dei triestini è stata silenziata su un progetto che pesa sul bilancio e sul paesaggio. Un abuso istituzionale senza precedenti. Lunedì ci sarà uno scatto di orgoglio civico.”
Conclude Paglia.
Democrazia o scempio del territorio: la scelta è adesso
La Variante 12 non è un semplice tratto di cavo tra Bovedo e Opicina; è il termometro di un metodo di governo che preferisce la forzatura al confronto. Restare a guardare equivale ad accettare che il futuro della città venga deciso in una stanza chiusa, a microfoni spenti. Lunedì, dunque, non sarà solo una manifestazione contro l’ovovia, ma una prova di resistenza democratica: Trieste merita un’amministrazione che ascolti, non che imponga.