“Chiediamo fin da subito chiarezza in ogni passaggio e tutela del pubblico interesse nella gestione della vendita di Palazzo Carciotti come di ogni altro bene immobile affidato all’Amministrazione comunale.
Pur bisognoso di interventi di consolidamento e restauro, parliamo di un gioiello dell’architettura civile neoclassica collocato in un punto prestigioso della città, e la logica dell’alienazione non può mirare solo a sbarazzare la Giunta Dipiazza di un fastidioso problema”. Lo afferma la segretaria del Pd provinciale di Trieste Maria Luisa Paglia, dopo che è stata resa nota l’offerta, pari a 6,5 milioni di euro, di Generali real estate sgr. per l’acquisto dello storico Palazzo Carciotti sulle rive.
“Generali è una realtà che fa molto per il nostro territorio – prosegue la segretaria dem – e contiamo possa continuare a essere protagonista di investimenti e iniziative, ma il suo ruolo di soggetto privato è diverso da quello della Pubblica Amministrazione, che risponde a obblighi di carattere generale verso la collettività. Dalla trattativa che si prefigura – ammonisce Paglia – deve essere sgombrato ogni dubbio che il nostro patrimonio pubblico se ne va a prezzi di saldo”.
“Lasciano perplessi le persistenti difficoltà di questa Amministrazione – annota l’esponente del Pd – nell’attrarre soggetti privati a investire su questo edificio, con continui annunci e altrettanti colpi a vuoto. Siamo al punto che, invece di rappresentare un’opportunità di valorizzazione del tessuto urbano, quel palazzo sembra diventato un intoppo e quindi – ribadisce – oggetto di una valutazione al ribasso”.
“E’ oggettivo – rileva Paglia – che negli anni non è stato fatto il necessario per mantenere il valore dell’immobile, soggetto a un degrado progressivo che lo ha deprezzato, tutto scommettendo sulla vendita salvifica. Lo testimonia il degrado del portone storico, ormai probabilmente irrecuperabile”.
“Dunque valutazioni corrette, procedure impeccabili, iter trasparente, chiare destinazioni d’uso e – conclude la segretaria – niente colpi di mano in Consiglio comunale”.