La segretaria provinciale del PD di Trieste, Maria Luisa Paglia, e il coordinatore del Forum Lavoro PD Roberto Zingirian saranno presenti alla manifestazione in difesa del lavoro, promossa da Cgil, Cisl e Uil, con l’adesione di Usb e Ugl, per denunciare la grave crisi industriale che sta colpendo il nostro territorio.
Accanto a loro, anche la responsabile lavoro della segreteria regionale PD, Valentina Francescon.
Il Partito Democratico di Trieste, attraverso il Forum Lavoro, ha portato avanti un percorso di ascolto e confronto con le realtà produttive in difficoltà, dando voce alle aziende in crisi e ai lavoratori. In particolare, segue da anni da vicino la situazione della Flex, simbolo di un sistema industriale che necessita di risposte immediate e di un piano strategico di rilancio.”
Lo ricorda Roberto Zingirian.
Di fronte a un’emergenza occupazionale che mette a rischio il futuro economico di Trieste e delle famiglie che vi abitano, il PD ha lanciato un appello alla partecipazione insieme a tutte le forze politiche del centrosinistra che saranno presenti in modo unitario.
La difesa del lavoro non può avere colore politico: servono soluzioni condivise e un’azione concreta per proteggere il tessuto produttivo della nostra città. La crisi non si affronta con indifferenza o con slogan, ma con un impegno serio e costante per il rilancio industriale del nostro territorio. Trieste ha bisogno di lavoro, non di promesse.”
Con questa interrogazione, ho voluto chiedere quali siano le iniziative messe in atto dal Comune per fermare la processionaria, dato che la sua presenza purtroppo è aumentata in questi anni”
Lo dichiara Marina Coricciati, Consigliera PD nella IV Circoscrizione.
Molto pericolosa per l’uomo, in particolare per i bambini, ha tra le sue prime vittime gli animali: gli oltre 23.000 cani censiti nel territorio di Trieste sono tutti potenzialmente a rischio e, ovviamente, nessuno vorrebbe vedere il proprio amico con la lingua in cancrena per essere venuto in contatto con tale larva. Per questi motivi è importantissimo sapere come l’amministrazione abbia inteso prevenire tale presenza.
Basta ciance, il sindaco Dipiazza si prenda le sue responsabilità per tutto quello che succede a Trieste. Dopo due mandati è troppo comodo scaricare colpe sulla ‘sinistra’. Certo è più comodo distribuire medagliette, ma dov’era lui mentre in Barriera e altrove aumentava progressivamente il degrado? È andato a battere i pugni da Fedriga e da Piantedosi? Non rispondono o non sanno che fare?”.
Il consigliere comunale Luca Salvati (PD) replica al sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, che ha attribuito alla sinistra la responsabilità delle violenze che si verificano in centro città.
I cittadini sono stufi di essere presi in giro da chi dovrebbe amministrare e invece non fa che passerelle e conferenze stampa: la verità è che il centrodestra, dopo aver fatto tutte le ultime campagne elettorali, ad ogni livello, promettendo la soluzione del problema sicurezza, ha clamorosamente fallito. Ora abbia la dignità di non nascondersi e di assumersi le responsabilità di una situazione che le è chiaramente sfuggita di mano.”
Gli fa eco Giovanni Barbo, capogruppo PD in Comune.
Altro che accoglienza diffusa Dipiazza e i suoi governano tutto, non fanno niente e si lamentano. La verità è che non sanno da che parte girarsi e allora fanno la faccia feroce. Ci dicono che arrivano troppi irregolari e non riescono a gestirli. Se è vero, ci stanno dicendo che non serve a niente tenere la polizia sui confini perché ne arrivano troppi comunque. A parti invertite Lega e FdI avrebbero occupato il Comune, noi chiediamo che questa amministrazione se ne vada a casa.
L’istituzione delle cosiddette ‘zone rosse’ a Trieste si conferma per quello che è: un’operazione di pura propaganda, che nulla ha a che vedere con una reale strategia per la sicurezza della città.”
Lo dichiara Maria Luisa Paglia, segretaria del PD di Trieste.
Gli episodi di martedì 4 febbraio parlano chiaro: auto bruciate, gomme tagliate, un accoltellamento in pieno giorno in via Pascoli. Tutto questo dimostra che la violenza e la criminalità non si combattono con misure di facciata, ma con interventi strutturati, investimenti sul presidio del territorio e politiche sociali serie.
L’amministrazione comunale e chi ha fatto campagna elettorale sbandierando il tema della sicurezza ora deve ammainare la bandiera del proprio fallimento. È evidente che le zone rosse non risolvono nulla: serve il potenziamento della polizia locale insieme a un lavoro di prevenzione che coinvolga servizi sociali, educatori e il rafforzamento delle reti territoriali.
La sicurezza vera, e non di facciata, è quella che parte dalla tutela dei cittadini e dalla coesione sociale, non da misure spot che non risolvono i problemi ma li spostano solo altrove.
Nel 2019 il Comune di Trieste ha aderito alla Rete per la lingua slovena nella Pubblica Amministrazione del Friuli Venezia Giulia, rinnovando l’adesione sino al triennio 2022–2024.
L’adesione ha consentito al Comune di Trieste di attivare due sportelli linguistici per euro 80 mila annui, finanziati dalla L. 38/2001 per attività di servizi di front office e back office in lingua slovena, espletamento di traduzioni attinenti all’ordinaria attività istituzionale, attività di interpretariato per consentire ai componenti delle assemblee elettive di utilizzare la lingua slovena nell’attività, mediante l’assunzione di personale o il ricorso a professionalità esterne.
Attraverso l’adesione alla Rete da parte del Comune di Trieste è stato, tra l’altro, risolto in questi anni l’annoso problema della carenza di segretari per la gestione delle segreterie dei consigli circoscrizionali a partire da quelli bilingui che oggi si vedono sprovvisti di queste figure professionali per svolgere il proprio lavoro.
Si apprende invece che il Comune di Trieste non ha rinnovato l’adesione alla Rete per il triennio 2025-2027 perdendo finanziamenti utili per la propria attività istituzionale. Situazione che ci sembra incomprensibile e che richiede una risposta all’interrogazione che abbiamo depositato”,
Lo dichiara la consigliera comunale Valentina Repini.
La Segretaria Provinciale, il Gruppo comunale e il Gruppo della VI Circoscrizione del Partito Democratico, esprimono il loro più profondo cordoglio per la dolorosa scomparsa del Presidente del Consiglio della VI Circoscrizione, Paolo Perini. In questo momento di grande tristezza, ci uniamo al dolore della famiglia, degli amici e di tutti coloro che lo hanno conosciuto e hanno collaborato con lui.
Sospesa l’attività politica
La conferenza stampa indetta dal gruppo consiliare del Partito Democratico Scuole, dai ritardi nei lavori edili a una gestione più che discutibile. Il punto sulle questioni aperte, inizialmente indetta per giovedì 30 gennaio, è stata rinviata, in segno di rispetto per il lutto che ha colpito la Famiglia Perini e FDI.
L’appuntamento è rinviato a lunedì 3 febbraio ore 10 presso Sala Giunta del Comune di Trieste, ingresso da Largo Granatieri
La situazione emersa dall’incontro presso il MIMIT è allarmante e inaccettabile. La conferma da parte di Flex della trattativa con il fondo Fair Cap, senza alcuna garanzia occupazionale o industriale per il sito di Trieste, rappresenta un grave atto di irresponsabilità nei confronti dei lavoratori, delle loro famiglie e dell’intero tessuto economico della città.
Non possiamo tollerare che Flex, ignorando gli appelli delle organizzazioni sindacali, tenti un’uscita di scena senza assumersi alcuna responsabilità. Ancora più grave è il rifiuto di considerare soluzioni alternative che potrebbero garantire un futuro solido e sostenibile al sito industriale, lasciando invece la porta aperta a un fondo che non offre alcun piano credibile né garanzie di tutela per i lavoratori. Il Partito Democratico di Trieste sostiene con forza la richiesta di risposte chiare e impegni concreti, avanzata dai sindacati, che ha condannato la condotta di Flex e dichiarato di voler adottare ogni misura necessaria, anche di carattere legale, per tutelare il sito e i suoi dipendenti.”
Lo dichiara Roberto Zingirian, coordinatore del Forum Lavoro del partito.
Trieste non può permettersi di perdere un altro pezzo del suo patrimonio industriale. Rivolgiamo un appello all’amministrazione comunale affinché non si limiti a concentrarsi sul turismo, ma intervenga con determinazione per contrastare questa crisi che rischia di devastare ulteriormente il tessuto economico e sociale della città.
Il PD di Trieste assicura il proprio impegno nel monitorare l’evoluzione della vicenda e nell’operare al fianco dei lavoratori, dei sindacati e delle istituzioni per garantire un futuro al sito industriale e preservare i livelli occupazionali. La difesa del lavoro e dell’industria a Trieste deve essere una priorità per tutti.”
Il rione di Altura a Trieste vive una situazione di crescente abbandono e degrado, nonostante le promesse e i progetti che si sono susseguiti negli anni. Tra edifici che un tempo pulsavano di vita commerciale e sociale e che oggi appaiono come gusci vuoti, la comunità locale si trova ad affrontare una realtà sempre più difficile.
Durante una recente conferenza stampa, il consigliere comunale del Partito Democratico, Luca Salvati, e il capogruppo della settima circoscrizione, Lorenzo Giachin, hanno rilanciato l’attenzione su una serie di problematiche che affliggono il quartiere. Al centro delle loro preoccupazioni vi è l’ex supermercato delle Coop, una struttura una volta vitale ora ridotta a simbolo del degrado urbano, attorniata da marciapiedi dissestati e un’evidente mancanza di servizi.
Salvati ha sottolineato l’indifferenza dell’amministrazione comunale verso il rione, che sembra dimenticato nonostante le richieste di maggiore attenzione da parte dei suoi residenti. La comunità chiede negozi di prossimità, spazi di aggregazione e infrastrutture adeguate per prevenire ulteriori episodi di degrado.
D’altra parte, Giachin ha messo in luce la problematica legata al progettato collegamento stradale tra la sopraelevata e Cattinara, un’opera che, secondo le intenzioni, dovrebbe facilitare il traffico ma che rischia di soffocare ulteriormente il quartiere con nuove ondate di traffico pesante. Questo progetto ha suscitato numerose preoccupazioni tra i residenti, che temono un aumento del degrado e della congestione.
Il panorama sociale di Altura è complesso, con segnalazioni di disagio giovanile che aumentano. Alcuni giovani trovano rifugio sui tetti dell’ex centro commerciale, creando situazioni di tensione e insicurezza. Anche le aree residenziali limitrofe come il complesso di case Ater di via Grego, noto come le case dei Puffi, hanno subito vandalismi e altri problemi legati a questi fenomeni di marginalità sociale.
In conclusione, la situazione di Altura richiede un intervento deciso e coordinato. Le infrastrutture devono essere migliorate, i servizi devono essere ripristinati, e la comunità ha bisogno di sentirsi supportata e ascoltata. L’impegno di Salvati e Giachin nel sollevare queste questioni è un passo nella giusta direzione, ma resta evidente la necessità di un cambiamento tangibile che possa realmente invertire la rotta verso il declino che questo quartiere sta subendo.
Davanti ai cancelli della FLEX, questa mattina, anche una delegazione del Partito Democratico, rappresentato da tre componenti della segreteria provinciale, Roberto Zingirian, Manuela Mandler e Fiorella Benčič, per portare la solidarietà del partito e la nostra vicinanza ai lavoratori della Flex e delle altre aziende in crisi.
A fianco dei lavoratori dimostriamo la nostra indignazione per come Flex sta portando avanti il suo piano di disimpegno dal sito locale, senza condividere gli accordi presi con il fondo tedesco e senza garanzia e rispetto per i lavoratori.
In un breve intervento, Roberto Zingirian, coordinatore del forum lavoro del PD, ha ricordato come la crisi del settore industriale a Trieste continui ad aggravarsi.
TIRSO, FLEX e U-BLOX sono le crisi del momento ma sono anni che continuano a chiudere industrie importanti del nostro territorio e il rischio di una desertificazione industriale è quanto mai concreto. Domani al tavolo ministeriale confidiamo ci sia un chiarimento sul futuro dei 350 lavoratori della Flex, ma ribadiamo che la nostra città non può vivere solo di turismo e logistica.
L’amministrazione locale cittadina è completamente assente e immobile davanti alle tante situazioni di crisi industriale del nostro territorio. Ci sarebbe bisogno di una nuova mobilitazione cittadina, come quella per la Wärtsilä, non solo per esprimere solidarietà ai lavoratori, che temono per il loro posto di lavoro, ma per chiedere un’inversione di rotta all’amministrazione locale e una promozione efficace del tessuto industriale cittadino, prima che sia troppo tardi.
Il Partito Democratico riconosce il bisogno dei cittadini di Trieste di sentirsi più protetti ma la questione della sicurezza urbana va affrontata con raziocinio, determinazione e senza demagogia.
Fallimento delle politiche della destra
Innanzitutto occorre prendere atto che le politiche di sicurezza della Giunta Dipiazza hanno mostrato gravi limiti ed eclatanti fallimenti.
Non ultimi l’aggressione ad una donna anziana avvenuta appena oltre il perimetro della zona rossa di Barriera, la rapina a mano armata nella sala slot di Campo San Giacomo, prima periferia della città e il furto con spaccata in Viale XX Settembre, piena zona rossa. Tutti fatti accaduti nel corso della settimana corrente.
Una città malata
La città come è un corpo malato, dove la violenza è solo il sintomo di problemi più profondi non adeguatamente affrontati dall’amministrazione che, in questi anni, si è dedicata solo all’installazione di telecamere e all’adozione di misure estemporanee e discriminatorie di limitazione delle libertà di movimento.
L’attenzione della Giunta si è limitata ad alcune zone privilegiate del centro città., trascurando completamente le esigenze delle periferie urbane, dove la sicurezza è una richiesta quotidiana ed urgente da parte dei cittadini.
Proposta del Partito Democratico
Come Partito Democratico proponiamo una strategia basata su due pilastri: un presidio capillare del territorio, integrato da politiche sociali ed educative a lungo termine.
Vogliamo l’attivazione del poliziotto/vigile di quartiere e l’incremento degli organici di Polizia urbana e Polizia di Stato.
Crediamo nell’importanza di politiche sociali, educative e di sostegno comunitario, come una rete di educatori di strada, attività di inclusione basate su corsi di lingua italiana e iniziative di orientamento alla cultura, le leggi e i costumi del nostro Paese, rivolte in particolare ai giovani e adulti stranieri.
Occorre potenziare le micro-aree e l’attività degli ambiti socio-assistenziali, dobbiamo proteggere anche i negozi di prossimità che sono centri di relazioni e punti di riferimento delle comunità.
Risposta alla crisi migratoria
Trieste, città al centro delle rotte migratorie, deve rispondere con interventi che uniscano sicurezza e integrazione, evitando politiche divisive che spostano i problemi senza risolverli.
Le persone chiedono di sentirsi protette, e lo saranno solo quando le politiche di sicurezza saranno inclusive e a lungo termine. È tempo di dimostrare che è possibile costruire una città sicura per tutti, non solo con misure repressive, ma attraverso un impegno costante e attento ai bisogni reali dei cittadini.
Critiche alle Zone Rosse
Per questo, come abbiamo affermato nella conferenza stampa di venerdì 24 gennaio, le recenti ordinanze emesse dal Prefetto di Trieste, che stabiliscono tre “zone rosse” in città fino al 31 marzo 2025, sollevano interrogativi significativi sia sul loro effettivo impatto che sulla loro legittimità.
Questa misura è solamente un’operazione simbolica e politica. E, a dispetto dell’intento dichiarato, non sembra esserci una reale efficacia nell’affrontare il crimine, piuttosto, si distolgono risorse da altre necessarie operazioni di polizia.
Il contenuto delle ordinanze solleva anche preoccupazioni sul rispetto dei diritti costituzionali, come la libertà personale e di movimento. Ed è di queste ore la critica che arriva dai pubblici esercenti presenti nel perimetro di esclusione che denunciano limitazioni alla libertà di impresa.
L’uso di nozioni vaghe come “atteggiamenti aggressivi” o “pericolo concreto per la sicurezza pubblica” indicano un approccio superficiale alla gestione dell’ordine pubblico, che da una parte rischia di violare il principio della presunzione di non colpevolezza, dall’altra non ottenere alcun risultato visibile.
Le zone rosse non affrontano le radici del disagio urbano ma tendono piuttosto a spostare e aggravare i problemi in altre aree, evitando la fatica di cercare soluzioni di lungo termine che includono tutti i settori della società.
Una visione per il futuro
La città, punto terminale della rotta balcanica, richiede una gestione attenta dei flussi migratori e delle dinamiche sociali correlate. È imperativo che le autorità locali riconsiderino le loro politiche, orientandosi verso interventi che promuovano l’integrazione sociale e la sicurezza a lungo termine, piuttosto che perseverare con politiche di segregazione, e con iniziative giuridicamente fragili e culturalmente divisive.
Questo cambiamento di paradigma è essenziale per affrontare efficacemente la povertà crescente e le tensioni sociali, evitando che la sicurezza diventi un pretesto per ulteriori discriminazione e marginalizzazione dei soggetti fragili, problematici o poco integrati.
Documento Conferenza stampa critica alle zone rosse. 24 gennaio 2025