Gualmini: Dipiazza la smetta di incaponirsi su un progetto dannoso per la città

Gualmini: Dipiazza la smetta di incaponirsi su un progetto dannoso per la città

La giunta Dipiazza ha buttato via la possibilità di accedere ai fondi PNRR, un grave danno per la città di Trieste.

Ho seguito con attenzione, fin dall’inizio, le varie fasi relative al progetto Ovovia che riguarda la città di Trieste. Rimango allibita dal comportamento dell’amministrazione comunale triestina che ha taciuto il No all’opera arrivato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che chiude alla possibilità dell’utilizzo di fondi PNRR per questo intervento.”


Lo dichiara Elisabetta Gualmini, parlamentare europea del Partito Democratico.


Uno scempio ambientale impedito grazie al lavoro del Comitato No Ovovia, sempre attento con interventi di natura tecnica e scientifica precisi e dettagliati e grazie alla petizione promossa dal consigliere regionale Francesco Russo e dal prezioso lavoro delle forze di centrosinistra, guidate dal Partito Democratico cittadino, che hanno acceso l’attenzione dell’opinione pubblica.

Dal canto mio, in quanto rappresentante del territorio, mi sono messa sempre a disposizione del Comitato e dei cittadini, con interrogazioni alla Commissione europea, utili a portare all’attenzione dell’Ue un argomento così rilevante, con particolare riferimento all’utilizzo dei fondi PNRR. Come previsto, questi fondi non possono essere utilizzati, ed è una prima rilevante vittoria.”


Sono preoccupata dalla testardaggine del Sindaco Dipiazza, e della sua giunta, che, nonostante questo No, prosegue contro tutti e tutto nell’idea della cabinovia, chiedendo un intervento economico nazionale per affrontare i 62 milioni di Euro di spesa previsti per l’opera, che si badi bene prima o poi avranno ricadute pesante sulle tasche dei cittadini per il mantenimento dell’opera.


Pensare che si possa andare avanti nonostante le prescrizioni di carattere ambientale, come espresso dal Ministero, è una operazione politica miope e strumentale che non fa bene ai cittadini di Trieste.


Il Sindaco e la sua giunta avevano gli strumenti per pensare a progetti decisamente più utili al territorio sfruttando la possibilità dei fondi PNRR, non buttandola via come tristemente accaduto.

Sanità: PD in piazza, le istituzioni ignorano i lavoratori

Sanità: PD in piazza, le istituzioni ignorano i lavoratori

Con convinzione, a tutela di tutte le lavoratrici e dei lavoratori, nonché della garanzia del diritto alla salute, il PD provinciale, attraverso Manuela Mandler, componente della segreteria e coordinatrice dei forum, ha partecipato oggi al presidio sotto la sede della Giunta regionale per la giornata di sciopero nazionale (indetto da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl) di tutte le lavoratrici e i lavoratori a cui si applicano i contratti Aiop-Aris Sanità privata (scaduto da 6 anni) e Aiop-Aris Rsa (scaduto da 12 anni).

Il motivo dell’agitazione e del conseguente sciopero è stato causato dal mancato rinnovo dei contratti, con conseguente perdita economica di chi lavora in queste strutture sanitarie e socio-sanitarie.

Per il nuovo contratto chiediamo la rivalutazione delle retribuzioni, così pesantemente colpite in questi anni da una perdita di potere di acquisto, esito di un’inflazione galoppante, che nell’ultimo triennio ha superato il 16%.” 

Lo afferma il coordinatore del Forum Salute e Welfare del PD provinciale Flavio Paoletti, 

“Inoltre,” continua Paoletti “considerato che queste strutture garantiscono la cura e l’assistenza previo accreditamento della Regione, di fatto svolgendo le attività di servizio pubblico per contro del Servizio Sanitario Regionale, non è più tollerabile che ci sia una differenza salariale tra pubblico e privato, quindi, lo stipendio non può essere inferiore a quanto previsto per la Sanità Pubblica.”

È inaccettabile che, nonostante la mobilitazione e l’urgente necessità di risposte, nessuno in Giunta abbia trovato il tempo o la volontà di ascoltare i lavoratori.”

Commenta Maria Luisa Paglia, segretaria del PD provinciale.

“Coloro che operano quotidianamente nelle strutture sanitarie e socio-sanitarie, garantendo servizi essenziali per la comunità, sono stati ignorati nel loro diritto di essere ascoltati e di vedere riconosciuto un contratto scaduto da anni. Questa mancanza di dialogo dimostra non solo una grave insensibilità da parte delle istituzioni, ma anche una totale mancanza di rispetto verso chi si impegna ogni giorno per la salute e il benessere dei cittadini. I lavoratori meritano di più: risposte, riconoscimento e dignità.”

Degrado scala Pindemonte, Salvati (PD): destra è responsabile

Degrado scala Pindemonte, Salvati (PD): destra è responsabile

Il degrado in città non è frutto del caso ma di una gestione carente, di mancato ascolto, di responsabilità precise dell’Amministrazione Dipiazza. Vale anche per le siringhe sulla scalinata di piazza Volontari Giuliani.

“Nella variazione di bilancio dell’estate 2023 abbiamo proposto un emendamento volto a chiedere la manutenzione straordinaria della scalinata che collega via Pindemonte con Piazza Volontari Giuliani.”

Lo dichiara il consigliere dem Luca Salvati.

Oggi apprendiamo che quel posto è diventato un incontro di persone tossicodipendenti, invaso dalla spazzatura, siringhe e bustine di medicinali specie psicofarmaci. Il nostro emendamento, che poteva evitare questa situazione, è stato bocciato dalla maggioranza di destra.

Da tempo stiamo spiegando alla Giunta Dipiazza – e questo vale per tutte le zone in stato di degrado della città – che provvedere alla rigenerazione urbana a partire dalle aree più abbandonate con i relativi impianti di illuminazione e adeguati elementi di decoro genera bellezza e ciò fa sì che i cittadini siano maggiormente portati a prendersene cura.

La Giunta Dipiazza da anni ha consapevolmente deciso di abdicare a questa funzione lasciando vaste aree della città in completo stato di degrado e abbandono favorendo così l’aumento della microcriminalità e il deturpamento del nostro territorio.

Alla destra che ci rimprovera di non essere propositivi e di fare opposizione ideologica diciamo: cominciate ad ascoltare.” 

Servizi igienici inclusivi al Galilei: Pucci (PD), soluzione pratica e naturale

Servizi igienici inclusivi al Galilei: Pucci (PD), soluzione pratica e naturale

Ogni giorno nelle famiglie italiane, uomini e donne condividono i bagni nelle loro case. Così fanno i loro figli, fratellini e sorelline, fin dai primissimi anni d’età.

Anche nell’ambiente di lavoro ormai è naturale condividere lo stesso bagno tra uomini e donne, succede a scuola tra professori e professoresse, così come nel palazzo del Comune di Trieste, al primo piano si utilizza un unico bagno, consigliere e consiglieri, di destra e di sinistra, senza che nessuno si sia mai lamentato per questioni legate al genere.

Bisogna preoccuparsi solo di educare bene le nuove generazioni al rispetto del bene comune, nello specifico si deve lasciare il bagno pulito come lo si è trovato, non solo per chi lo utilizzerà dopo ma anche per chi poi lo dovrà pulire.

Lo afferma la consigliera comunale dem Rosanna Pucci.

A ogni modo, l’eliminazione della divisione del genere nei bagni è già in atto da molto tempo, basta guardare ai servizi igienici dedicati alle persone con problemi di mobilità, per questi non c’è distinzione.

La soluzione adottata in via sperimentale al Liceo Galilei – prosegue Pucci – mi sembra naturale e funzionale. Nella scuola, in generale, ci sono tanti altri problemi, ad esempio quelli legati all’edilizia scolastica e, talvolta, anche alla sicurezza delle sedi, però non si leva nessuna voce in merito, né da chi è in Regione né da chi è nell’ufficio scolastico di competenza”.


Nella foto i bagni del Comune di Trieste

Bagni senza indicazione di genere nelle scuole: PD, sia rispettata l’autonomia scolastica

Bagni senza indicazione di genere nelle scuole: PD, sia rispettata l’autonomia scolastica

In merito alle recenti polemiche riguardanti la sperimentazione di bagni senza indicazione di genere in un liceo cittadino, esprimiamo sostegno all’istituzione scolastica e chiediamo che venga rispettato il principio di autonomia. Il sistema scolastico prevede scelte collegiali e all’interno di percorsi definiti.


Autonomia scolastica da rispettare


Ricordiamo che, in base all’art. 33 della Costituzione, le istituzioni scolastiche hanno piena autonomia nell’adottare percorsi che mirano a garantire il benessere degli alunni e delle alunne, creando un ambiente inclusivo e sicuro per tutti e tutte. L’introduzione di misure come le carriere alias è legittima e regolata dalle normative vigenti, tra cui l’art. 21 della legge n. 59/1997 e l’art. 1 del d.P.R. n. 275/1999, che riconoscono e tutelano la libertà e l’autonomia scolastica.


La scuola è e deve continuare ad essere un luogo di ascolto, inclusione e dialogo, in cui i giovani possano crescere, confrontarsi e sviluppare una coscienza critica, al riparo da pressioni e strumentalizzazioni esterne. Le ingerenze di natura politica, come quelle a cui stiamo assistendo, rischiano di minare la serenità e l’efficacia del lavoro educativo, impoverendo l’esperienza formativa dei ragazzi e delle ragazze.

Lo afferma Maria Luisa Paglia, segretaria del PD di Trieste.


No ad ingerenze della politica


Già alla fine dello scorso anno scolastico abbiamo assistito a simili tentativi di limitare l’autonomia scolastica, con le polemiche sorte attorno all’incontro con un mediatore volto a spiegare il fenomeno delle migrazioni, un tema di grande rilevanza per il nostro territorio e la nostra comunità. Questi interventi, volti a contrastare un’educazione che sappia rispondere ai bisogni e alle sensibilità degli studenti, sono inaccettabili.

Chiediamo pertanto che venga rispettato il principio di autonomia scolastica e che si favorisca un clima di serenità e collaborazione tra le istituzioni, nell’interesse dei giovani, della scuola e della società tutta.”

Lavoro usurante portuali, Governo respinge gli emendamenti del Partito democratico

Lavoro usurante portuali, Governo respinge gli emendamenti del Partito democratico

In Commissione Lavoro il 18 settembre, il Governo ha respinto gli emendamenti sul lavoro portuale che il Partito Democratico ha presentato per il riconoscimento di lavoro usurante per diverse figure professionali operative in ambito portuale e lo sblocco del fondo per l’incentivazione al pensionamento per i lavoratori dei porti. Il PD nazionale sta sollecitando lo sblocco di questo ultimo provvedimento, che non comporterebbe lo stanziamento di risorse aggiuntive.

E così, nonostante tanti proclami di riforme annunciate e mai attuate, come la privatizzazione dei porti per fare cassa, nonostante i commissariamenti nelle Autorità di sistema che non consentono una piena operatività, nonostante il rischio di parcellizzazione e indebolimento che porterà l’autonomia differenziata, l’unica cosa reale è la mancanza di azioni concrete a sostegno della portualità e dei suoi lavoratori.


Questo per i lavoratori del porto di Trieste potrebbe creare numerose situazioni problematiche vista l’età media estremamente elevata in numerose aziende del porto triestino. Oltre al fatto che un turnover avrebbe potuto favorire una maggiore produttività nelle numerose aziende in crescita che operano nello scalo Giuliano. Il rammarico è vedere la scarsa attenzione nei confronti di quei lavoratori che nel periodo del COVID tanto hanno dato, con il loro lavoro alla città, alla regione e al Paese.”


Lo afferma Paolo Peretti, coordinatore del Forum trasporti del PD di Trieste.

Accoglienza dei migranti a Trieste: il Comune abdica ai suoi doveri etici e umani

Accoglienza dei migranti a Trieste: il Comune abdica ai suoi doveri etici e umani

La situazione dei migranti che dormono al freddo in Piazza Libertà, privati di un’accoglienza dignitosa, è ormai insostenibile. È con grande amarezza e indignazione che denunciamo il mancato intervento del Comune di Trieste per risolvere una crisi che era prevedibile e che poteva essere affrontata con soluzioni già identificate da tempo. Ricordiamo, infatti, che la proposta dello stabile in via Gioia, concreta, immediata e con un investimento contenuto era stata avanzata dalla società civile e appoggiata dal PD e da altri partiti. Inizialmente accettata da Dipiazza, poi abbandonata con un grave dietrofront, il sindaco ha scelto di allinearsi a posizioni di estrema destra, che, ancora una volta, dimostrano di lucrare sulla disperazione di famiglie e bambini che si ritrovano a vivere in condizioni disumane, esposti al gelo e alle intemperie di un inverno che avanza.

Trieste sta perdendo ogni senso di dignità. La nostra città, storicamente simbolo di apertura e solidarietà, oggi è additata in tutta Italia per l’assurda crudeltà con cui sta trattando questi esseri umani. Quando la politica perde di vista i valori e l’etica, non è più al servizio del bene comune, ma diventa strumento di interessi personalistici. Il rifiuto di allestire soluzioni adeguate, come l’utilizzo dello spazio in via Gioia, dimostra una mancanza di volontà politica, come quella di non attivare i servizi basilari, come i bagni pubblici, che garantiscono una situazione di igiene per tutti i senza tetto e per la cittadinanza tutta.”

Lo sostiene Maria Luisa Paglia, segretaria PD Trieste.

In questo contesto desolante, l’unico argine alla disumanità è rappresentato dalle associazioni di volontariato, che con il loro lavoro quotidiano proteggono non solo la dignità di chi fugge da guerre e persecuzioni, ma anche quella della nostra città.

È vergognoso che venga addotta l’argomentazione che queste associazioni attraggano i migranti.. Vorremmo ricordare a chi usa queste scuse offensive che nessuno scappa dall’Afghanistan, dalla Siria o dal Pakistan perché in Piazza Libertà troverebbe un albergo a cinque stelle!”

Chiediamo al sindaco di agire con responsabilità e di mettere fine a questo scempio che ci fa vergognare di fronte all’Italia e al mondo.

Parco della Pace Poligono di Opicina: urgenza negata dalla maggioranza di destra

Parco della Pace Poligono di Opicina: urgenza negata dalla maggioranza di destra

Lunedì 16 settembre il Consiglio comunale di Trieste ha perso un’importante occasione di risolvere una questione irrisolta da ottant’anni: la realizzazione del Parco della Pace al poligono di Opicina. Il Partito Democratico, attraverso un ordine del giorno presentato da Štefan Čok e sostenuto da altri membri dell’opposizione, ha sollecitato l’amministrazione a stanziare fondi concreti per il progetto, che aveva già ricevuto un sostegno iniziale durante il bilancio del 2022.


Il sindaco di Trieste aveva espresso supporto alla chiusura di questa annosa vicenda prima dell’assemblea, tuttavia, nonostante gli sforzi e gli interventi di Čok, insieme ai consiglieri Barbo, Ukmar e Repini, la maggioranza ha respinto la proposta.


Non è una questione di urgenza; è una questione di dignità e di rispetto”


ha dichiarato Čok, evidenziando il disinteresse dell’attuale amministrazione verso le richieste della comunità e la gravità della situazione. Le parole del primo firmatario dell’ordine del giorno risuonano come un appello alla responsabilità:


Purtroppo si tratta di parole che l’attuale amministrazione comunale non sembra capire. Persevereremo nei nostri sforzi perché si giunga finalmente a un’adeguata sistemazione dell’area del Parco della Pace e soddisfare così i desideri e le esigenze della comunità, che tante volte ha sottolineato la vergogna della situazione attuale.”

L’Odg sul Parco della Pace non ammesso al voto

ORDINE DEL GIORNO SULLA DELIBERA BILANCIO DI PREVISIONE 2024-2026. Applicazione avanzo 2023. Variazione n. 9

Il Consiglio comunale di Trieste

Appurato come nel piano triennale delle opere sia incluso anche il completamento del »Parco della pace – Park miru« presso il Poligono di tiro di Opicina – Opčine

Evidenziato come la realizzazione di tale opera dipenda dalla destinazione di fondi per 150.000 € provenienti dalle alienazioni

Ricordato come dalla comunità locale di Opicina – Opčine e da numerosi soggetti della società civile siano stati avanzati, nel corso dei decenni, innumerevoli appelli, solleciti, richieste affinché a un luogo della memoria importante del nostro territorio venisse data adeguata sistemazione, nella convinzione che il rispetto verso i luoghi della memoria, delle diverse memorie, sia la migliore cartina al tornasole di quale sia il rapporto che un territorio ha con il proprio passato e con le diverse comunità che vi abitano ancora oggi

Segnalando che la necessità di un’adeguata sistemazione di questo luogo della memoria sia stata portata all’attenzione dell’amministrazione durante tutti e quattro i mandati del sindaco Dipiazza

INVITA IL SINDACO E LA GIUNTA

A destinare I primi fondi resisi disponibili da eventuali alienazioni al completamento del Parco della Pace – Park miru o a individuare una fonte di finanziamento alternativa, per dare dignità a un luogo di memoria e sofferenza

 

Štefan Čok (PD)

Salario minimo: Salvati (Pd), cominciamo iter in Consiglio comunale

Salario minimo: Salvati (Pd), cominciamo iter in Consiglio comunale

Il salario minimo è un tema prioritario dell’agenda sociale ed economica attuale. Un tema che non è partitico ma decisamente politico. È un’offesa alla dignità umana che oggi lavoratori ricevano una retribuzione lorda oraria pari a 5 o 6 euro. La mozione del Pd chiede agli uffici comunali di valutare l’introduzione di una clausola contrattuale che imponga un salario minimo di 9 euro lordi per tutte le lavoratrici e lavoratori coinvolti in opere o servizi comunali”.

Lo chiede il consigliere dem Luca Salvati con una mozione, di cui è primo firmatario, discussa stamane nella prima Commissione consigliare.

Il fatto che gli uffici e alcuni esponenti della maggioranza – osserva Salvati – abbiano dichiarato la possibilità normativa data dal nuovo codice degli appalti nonché la volontà a procedere per migliorare la situazione economica e normativa dei lavoratori è sicuramente un positivo segnale che riconosce la bontà della nostra proposta.

Ecco perché siamo soddisfatti che sia stata accolta la nostra proposta di riconvocarci a breve insieme alle sigle sindacali e alle altre rappresentanze. Siamo pronti – conclude Salvati – per iniziare finalmente un percorso serio sul tema”.

Criminalità, Trieste nella parte alta della classifica: PD, scaricabarile fuori luogo

Criminalità, Trieste nella parte alta della classifica: PD, scaricabarile fuori luogo

Il centrodestra non ha alibi: rispetto a un tema su cui ha costruito intere campagne elettorali, oggi i risultati sono allarmanti. Trieste si colloca al quindicesimo posto in Italia e prima in Friuli Venezia Giulia per delitti denunciati nel 2023, con un’incidenza di criminalità tra le più alte del Paese, secondo i dati del Sole 24 Ore. Questo scenario smentisce clamorosamente la narrazione portata avanti dalla destra, che ha fatto della sicurezza uno dei principali cavalli di battaglia per attrarre consenso elettorale.


Ma c’è di più: non solo il centrodestra ha promesso soluzioni immediate per contrastare la piccola e grande criminalità, ma ora, al governo a livello nazionale, regionale e comunale, ha la piena responsabilità di intervenire. Eppure, si assiste a una politica dello “scaricabarile”, dove si continuano a dare colpe alle amministrazioni precedenti o si cerca di minimizzare i problemi invece di affrontarli.


Lo dichiarano Giovanni Barbo e Luca Salvati (PD), commentando la classifica pubblicata dal Sole 24 Ore.


L’ipocrisia sulla sicurezza

L’uso strumentale del tema del tema della sicurezza da parte della destra non è nuovo. Campagne elettorali basate sulla paura, sull’immigrazione e sulla criminalità hanno alimentato il consenso politico, ma cosa succede quando queste forze politiche salgono al potere? La risposta è spesso un immobilismo che tradisce l’enorme divario tra retorica e realtà.

La piccola criminalità non è solo una questione di ordine pubblico, ma riflette una complessità di fattori sociali: precarietà economica, esclusione sociale, mancanza di opportunità e politiche di inclusione. Questi sono problemi che richiedono soluzioni strutturali, politiche sociali e investimenti nelle periferie e nei servizi sociali, ma sono proprio queste le aree in cui il centrodestra taglia risorse e ignora il bisogno di interventi profondi.

 

La destra e l’uso politico della paura

L’ipocrisia diventa evidente quando si osserva come l’insicurezza viene strumentalizzata. Durante le elezioni, l’obiettivo è capitalizzare sulle paure della popolazione, ma una volta ottenuto il potere, la narrativa cambia. Le promesse di ordine e sicurezza si scontrano con la mancanza di piani concreti. Invece di politiche di lungo termine, si preferisce agire con provvedimenti di facciata, puntando su simboli e slogan senza andare alla radice dei problemi.


In sostanza, se la destra fosse davvero interessata a ridurre la criminalità, agirebbe su diversi fronti: migliorare le condizioni economiche dei quartieri più difficili, incrementare i presidi delle forze di polizia e il controllo del territorio, potenziare le politiche di integrazione e prevenzione, e rafforzare il sistema educativo. Ma non è così. Invece di intervenire con azioni concrete, si continua a costruire consenso sulla paura, senza fornire soluzioni reali.

 

Un invito all’azione


La criminalità non si combatte con gli slogan, ma con politiche serie, investimenti nei servizi sociali, nel lavoro, nell’educazione e nella prevenzione. Questo è ciò che il centrodestra, nonostante il potere che detiene, continua a ignorare.


Così ancora Giovanni Barbo e Luca Salvati (PD).