Crollo al Petrarca: Paglia, la sicurezza nelle scuole deve essere una priorità assoluta

Crollo al Petrarca: Paglia, la sicurezza nelle scuole deve essere una priorità assoluta

La notizia della caduta dell’intonaco dal soffitto in una scuola superiore di Trieste, che ha coinvolto alcuni alunni, è un episodio gravissimo e inaccettabile. La segretaria del Partito democratico, Maria Luisa Paglia, esprime “vicinanza agli studenti e ad eventuale personale coinvolto” e si augura “che non ci siano stati danni alle persone ma non possiamo limitarci alla solidarietà: è urgente sollevare una riflessione seria e concreta sullo stato delle nostre scuole.”  

La sicurezza degli alunni e delle alunne, così come di tutto il personale che lavora ogni giorno nelle strutture scolastiche, non può essere messa a rischio. È una responsabilità che ricade su chi amministra, che ha il compito di garantire che gli edifici siano adeguati, sicuri e in condizioni ottimali.

Si è già investito nella ristrutturazione edilizia di alcune scuole ma non si può non rilevare che l’attenzione di questa Giunta è rivolta verso risorse pubbliche di progetti discutibili, come la cabinovia, che dimostra una totale disconnessione dai bisogni reali della cittadinanza.

Se l’amministrazione avesse avuto il buon senso di confrontarsi con la comunità e ascoltare le necessità dei cittadini avrebbe compreso diverse cose anche che la sicurezza degli edifici scolastici è una priorità come  anche quella di garantire il servizio pubblico di trasporto negli istituti interessati dai lavori di ristrutturazione, invece di creare un aggravio alle famiglie degli alunni interessati.

La scuola è il futuro della nostra società – conclude la Segretaria – e non possiamo permettere che continui a essere trascurata.

Scuola: tempi per tamponi creano gravi disagi

Scuola: tempi per tamponi creano gravi disagi

Anche dopo la tardiva emissione di una circolare esplicativa, famiglie e pediatri continuano a denunciare difficoltà nel fare i tamponi per gli  scolari entrati nel percorso di prevenzione covid. Nonostante il grande lavoro svolto dagli operatori dei Dipartimenti di Prevenzione e dagli operatori dei Laboratori dedicati, i tempi che intercorrono dalla richiesta del tampone, da parte dei medici di medicina generale o dei pediatri, alla risposta, non sono inferiori ai sei-sette giorni, creando gravi disagi agli scolari e alle loro famiglie. In Veneto procedono alla diagnosi con tempi e metodiche molto più rapide”.
È la denuncia di Roberto Trevisan, responsabile Sanità del Pd del Friuli Venezia Giulia.
Per l’esponente dem
l’inverno alle porte produrrà un aumento esponenziale del numero delle persone in situazioni cliniche dubbie per le quali sarà necessario escludere un contagio da Sars-Cov2. Se la Regione continua con questa insufficiente organizzazione, rischiamo il tracollo dei sistemi, scolastico e sanitario. Il recente Piano per la Medicina Territoriale parla bensì di rafforzamenti, di assunzioni, ma quando? Se aspettiamo anche solo pochi mesi sarà troppo tardi. Chiediamo quindi un immediato rafforzamento degli organici dei Dipartimenti di Prevenzione e dei Laboratori, l’avvio di metodologie diagnostiche più rapide, una comunicazione univoca e chiara, uguale per tutta la Regione, che metta in sicurezza, scolari, famiglie e insegnanti; l’istituzione di un numero verde regionale dedicato alle informazioni sulla pandemia, dotato di un numero adeguato di operatori, formati e in grado di orientare i cittadini. E’ tempo di fare investimenti seri ed efficaci e uscire – conclude Trevisan – dai tour informativi che sanno più di propaganda che di gestione delle gravi problematiche che gravano sulla comunità regionale.
Piano per l’Italia: scuola, insegnanti e ricerca al primo posto

Piano per l’Italia: scuola, insegnanti e ricerca al primo posto

Mentre c’è chi citofona e fa propaganda, noi siamo al lavoro per dare risposte concrete alle persone. E nel ‘Piano per l’Italia’ che abbiamo sottoposto al governo al primo posto abbiamo messo la scuola, gli insegnanti, la ricerca. 

 

Siamo convinti che i luoghi della conoscenza debbano tornare ad essere palestre di vita, luoghi per dare il giusto futuro ai nostri figli. Ed è da lì che vogliamo partire, incrementando gli investimenti, aumentando lo stipendio agli insegnanti, stabilizzando i precari e assumendo 10mila ricercatori. E dando la possibilità a chi ha redditi bassi di avere un’istruzione gratuita.

Regionalizzazione della Scuola: la proposta è rimasta al palo

Il Forum Istruzione e Scuola si è riunito il 27 novembre, si è parlato di diversi argomenti con un focus particolare sulla proposta di Regionalizzazione della Scuola

 

Regionalizzazione della scuola. Non è andato avanti sostanzialmente nulla. Tutto è fermo ancora alla proposta di “Accordo per la realizzazione di interventi finalizzati al miglioramento organizzativo delle istituzioni scolastiche statali e paritarie” tra la Regione e il MIUR predisposto ancora nella primavera scorsa. Nulla è andato avanti perché la Commissione paritetica, incaricata di promuovere la proposta, ha funzionato ben poco in questi mesi. Del resto anche a livello nazionale, le proposte di maggiore autonomia delle regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, sono rimaste al palo.

Organici dei docenti: il ritardo dei concorsi, la quota cento che ha visto quasi raddoppiare i docenti che se ne sono andati dalla scuola, la poca attrattività del mestiere di docente, peggiorata in questi anni, ha reso irreperibili alcune figure. Sono carenti soprattutto gli insegnanti di materie tecniche e scientifiche. Anche le domande di MAD (messa a disposizione) sono difficilmente trattabili. Spesso provengono da docenti del sud, che difficilmente si muovono per supplenze brevi. In particolar modo mancano le maestre e i maestri per le scuole primarie. Ciò si è aggravato anche in seguito al fatto che la Facoltà delle scienze primarie alcuni anni fa è stata spostata da Trieste a Udine. E molti triestini rinunciano a frequentarla.

Alunni disabili. In questi ultimi anni sono enormemente aumentati. Nel l 2013 erano 320, oggi sono quasi raddoppiati (circa 600). Ciò è dovuto al fatto che sono cambiati i criteri per la certificazione. Fatto sta che gli insegnanti di sostegno non sono in numero sufficiente. Quindi gli educatori, inviati dal Comune, si ritrovano, senza competenze, a coprire talvolta i vuoti degli insegnanti di sostegno. Così non si può andare avanti.

Per la coordinatrice del Forum Ariella Bertossi

In questo periodo le attenzioni a livello locale sono dedicate alla proposta di regionalizzazione della scuola, discutendo su quanto emanato dal consiglio regionale senza grandi pubblicità e che però in sostanza prevede solo la regionalizzazione degli uffici. Non si comprende tuttavia come un ufficio scolastico con dirigenti regionali possa “comandare” dei dirigenti scolastici che sono notoriamente statali. 

Se la situazione dei ds può dirsi sostanzialmente risolta a livello regionale grazie l’immissione in ruolo dei nuovi dirigenti con il recente concorso, rimane drammatica la carenza dei dsga. Il Miur ha emanato un interpello in base al quale chiunque, anche fuori graduatoria, avesse una laurea in determinate facoltà potesse candidarsi. Questo ha portato ad una serie di candidature alle quali poi all’atto pratico non corrispondeva alcuna competenza e ha paralizzato le scuole in un periodo determinante per l’avvio dell’anno scolastico. Per individuarli si è dovuto accedere alle graduatorie degli assistenti amministrativi di terza fascia, assumendo alla fine persone senza alcuna esperienza per un lavoro che comporta una notevole responsabilità.

La mancanza di docenti inoltre comincia ad essere un problema: nelle nostre scuole stanno lavorando gli studenti dell’Università, che per certe materie può essere un vantaggio (es, in informatica) ma che crea notevoli difficoltà in altre. Gli insegnamenti professionalizzanti sono di difficile copertura.
L’insegnamento, soprattutto nella scuola primaria, costituisce al momento fonte certa di lavoro e su questo purtroppo la regione non sta puntando, lasciando posti vacanti per mancanza di candidati.

 

 

Scuola e Ambiente Trieste  : Pd Trieste, “Da riscaldamento eccessivo sprechi e disagi a studenti, finestre aperte per troppo caldo”

Scuola e Ambiente Trieste : Pd Trieste, “Da riscaldamento eccessivo sprechi e disagi a studenti, finestre aperte per troppo caldo”

Troppo caldo nelle scuole e si studia con le finestre aperte.

Così commentano i consiglieri comunali triestini Giovanni Barbo, Valentina Repini e Fabiana Martini del Partito, i quali hanno presentato un’interrogazione sul tema del risparmio energetico

in realtà riguarda tutti gli edifici pubblici e che è di strettissima attualità, vista l’emergenza climatica e ambientale.

Così I consiglieri commentano la situazione climatica attuale :

Siamo all’assurdo, se gli insegnanti sono costretti a tenere aperte le finestre per abbassare la temperatura nelle aule dove studiano i ragazzi.

Per questo, nell’interrogazione si chiede chiaramente

.. come l’Amministrazione comunale intenda evitare disagi, spreco di risorse pubbliche e inquinamento da riscaldamento incontrollato. Oltre a dissipare energia e denaro, bisogna pensare anche alla salute: con temperature sui 20 gradi, riscaldare gli ambienti non fa bene né agli adulti né ai bambini.

Inoltre I consiglieri del  gruppo chiedono anche che

  le scuole siano provviste di termostato di regolazione della temperatura dell’ambiente e se sui radiatori siano installate le valvole termostatiche. Servono dispositivi che permettano al riscaldamento di spegnersi o accendersi quando la temperatura raggiunge i gradi desiderati.  Proprio perché il problema riguarda tutti gli edifici pubblici chiediamo se vi è stata mantenuta la riduzione di un grado centigrado prevista dal Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES) del 2014, che prevedeva una serie di azioni per ridurre l’emissione di CO2 del 20% entro il 2020

Forum Istruzione e Scuola: 23 marzo: un incontro per discutere della regionalizzazione dell’istruzione

Dopo aver preso in esame la nuova legge sul diritto allo studio e analizzato i passi relativi alle differenze (in particolare, la soppressione dei progetti speciali e dei finanziamenti alle consulte studenti), nell’incontro del 23 marzo il focus del Forum è stato rappresentato dalla regionalizzazione dell’istruzione in Friuli Venezia Giulia. Partendo da quanto già avviato durante la precedente legislatura ma rimasto bloccato in sede di commissione paritetica, ci si è interrogati su quali possano essere le prospettive e le proposte dell’attuale governo regionale: al momento, infatti, trapelano ben poche informazioni. La Regione ha approvato dei finanziamenti a supporto delle scuole in reggenza e ha avviato un interpello tra i dipendenti regionali che andranno a integrare l’organico dell’Ufficio scolastico regionale, ma di una riforma vera e propria non vi sono indizi.

Le proposte sulla scuola provenienti da Veneto ed Emilia sono molto più radicali di quanto sarebbe per noi preferibile e ciò sta riscuotendo profondo dissenso tra i sindacati. Il nodo della questione sarà capire come si vogliono strutturare i rapporti con il Ministero della Pubblica istruzione: si tratterà di una gestione mista o si intenderà intervenire anche sugli obiettivi nazionali? Si vorrà operare un protezionismo degli organici a difesa dei docenti residenti della regione o il sistema concederà ancora la possibilità di trasferimenti extra regione? Sarà una riforma a costo zero o un vero investimento che miri al sistema Trentino?

Sono questi i principali dubbi emersi. Aggrava la situazione, come detto, la poca chiarezza da parte del governo Fedriga. Su temi di tale rilevanza sarebbe invece quanto mai proficuo un confronto con l’opposizione e con tutti gli attori coinvolti.