È evidente che controlli e pattugliamenti da soli non bastano per contrastare i pestaggi e gli atti di bullismo commessi da adolescenti. I recenti eventi di Muggia sembrano coinvolgere giovani provenienti da Trieste, proprio da aree attualmente presidiate e dove, dal 1° agosto, sarà introdotta una stretta alla vita notturna, con il divieto di vendita di prodotti alimentari dalle 23:30 alle 6 del mattino per attività commerciali e artigianali. Tuttavia, questa misura è facilmente aggirabile, spostandosi in altre zone della città.
Dichiara Maria Luisa Paglia, segretaria del PD di Trieste.
Per quanto riguarda i MSNA, essi sono sicuramente in minoranza, avendo l’obbligo di rientro nelle comunità alle ore 21. Tuttavia, la responsabilità di questi episodi non ricade solo sulle comunità, le famiglie, le forze dell’ordine o la scuola. “Le cause sono molteplici e richiedono la collaborazione di tutti gli attori coinvolti. Limitarsi a un tavolo con sole le forze dell’ordine è insufficiente e porterà solo a un trasferimento del problema in altre aree.” continua Paglia.
“È essenziale che l’intera comunità sia coinvolta e che le istituzioni collaborino con le associazioni per implementare percorsi di giustizia riparativa. Questi percorsi, affidando i minori ai servizi sociali per responsabilizzazione e reinserimento sociale, possono estinguere i piccoli reati ed evitare la reclusione minorile, che risulta spesso controproducente. Il decreto “Caivano”, che promuove una politica punitiva, ha già causato un aumento dei detenuti minorenni, aggravando sovraffollamento e suicidi.”
Secondo i dati dell’associazione Antigone, all’inizio del 2024 il numero di minori in carcere ha raggiunto le 500 unità, un livello che non si vedeva da oltre 10 anni. Come ha recentemente dichiarato la dott.ssa Carla Garlatti, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, “meno diritti vengono loro riconosciuti, peggiore sarà il loro percorso di crescita”.
Forse dovremmo iniziare rispettando il loro diritto all’ascolto.