Si discute da giorni, e con la prospettiva di un dibattito che si protrarrà per mesi, dell’assestamento di bilancio per coprire i deficit economici generati dalle Aziende Sanitarie Regionali, nonché le nuove nomine dei Direttori Generali.
Il Forum Salute e Welfare, in accordo con il Gruppo Consiliare PD, ha sottolineato che una parte significativa della crisi che sta colpendo la sanità regionale è imputabile a scelte di appartenenza o vicinanza politica, piuttosto che alla competenza dei vertici aziendali. La mancanza di una leadership stabile è evidente anche nel continuo ricambio dei Direttori tra le diverse Aziende Sanitarie o all’interno delle stesse.
Nel caso specifico di ASUGI (Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina), dal 2019 a oggi, si sono avvicendati tre Direttori Sanitari, cinque Direttori Sociosanitari e due Direttori Amministrativi. I contratti dei Direttori prevedono una durata dai tre ai cinque anni, ma a parte il Direttore Generale, tutti gli altri sono stati sostituiti. Questo turnover solleva interrogativi: nuove opportunità o mancanza di visione comune?
Il continuo cambio di vertici, spesso provenienti da altre regioni e dunque bisognosi di un periodo di “formazione e conoscenza” delle specificità del Servizio Sanitario Regionale (SSR), ha rallentato o addirittura invertito processi organizzativi già avviati, generando confusione tra gli operatori e ricadute negative sui servizi offerti ai cittadini.
Un clima di incertezza, unito a carichi di lavoro elevati e a disparità salariali all’interno della stessa Azienda (tra area giuliana e isontina), ha spinto molti professionisti, in particolare infermieri e medici, ad abbandonare il sistema sanitario. Queste figure, di cui il sistema è già gravemente carente, sono fondamentali per ridurre le liste d’attesa, sviluppare la sanità territoriale e raggiungere gli obiettivi stabiliti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
A conferma di questo scenario, proprio oggi è stata resa nota la richiesta di uscita di 12 infermieri dalla SORES (Sala Operativa Regionale Emergenza Sanitaria) di Palmanova, tra dimissioni e domande di mobilità volontaria.
Nonostante i numerosi emendamenti presentati dal Partito Democratico per contrastare la fuga dei professionisti dal sistema sanitario pubblico, la Giunta regionale ha proseguito con i tagli ai servizi, adottando una gestione di tipo “militare”, calando decisioni dall’alto, spesso contro il parere non solo dei dipendenti, ma soprattutto dei cittadini. È emblematica la vicenda delle 10.000 firme raccolte contro i tagli ai servizi regionali, ignorate dal Presidente Fedriga, che ha rifiutato persino di incontrare i promotori della raccolta.
Questa Giunta ha ora l’opportunità di adottare scelte manageriali che valorizzino le competenze, piuttosto che basarsi su altri criteri.”
Lo sottolinea il Consigliere regionale Roberto Cosolini.
Come PD di Trieste non possiamo che condividere e rafforzare questo giudizio. L’arroganza con cui la Giunta regionale sta portando avanti una politica di tagli indiscriminati alla sanità pubblica è inaccettabile. Non solo sono stati ignorati i numerosi emendamenti mirati a salvaguardare la qualità dei servizi e il benessere dei professionisti, ma è stato anche rifiutato ogni dialogo con chi, come i cittadini e gli operatori del settore, vive quotidianamente le conseguenze di queste scelte. La vicenda delle 10.000 firme è solo l’ultimo esempio di una gestione autoritaria che ignora completamente il dissenso e la partecipazione democratica. Continueremo a lottare per una sanità pubblica efficiente e accessibile, al fianco dei cittadini e contro una Giunta sorda alle richieste del territorio.”
Lo afferma Maria Luisa Paglia, segretaria del PD di Trieste.