Il recente passaggio di proprietà dell’ex Fiera di Trieste dalla Mid Holding, gruppo immobiliare austriaco che aveva acquistato l’area nel 2017, alla Cooperativa Commercianti indipendenti associati di Conad, solleva nuove preoccupazioni sulla credibilità e l’affidabilità della giunta comunale di Trieste.
Operazione opaca
Il gruppo austriaco dell’imprenditore Walter Mosser, dopo aver ottenuto dal centrodestra una variante che aumentava la superficie commerciale e dunque il valore dell’area; e dopo aver rassicurato, non più tardi di qualche settimana fa, sulla prosecuzione dei lavori, si è fatto da parte con un rogito che risalirebbe a ben sei mesi fa.
Ci domandiamo che fine faranno le opere di urbanizzazione (giardini, percorsi pedonali, aree gioco) che avevano “giustificato” quella variante? Ci domandiamo anche se la Giunta sia stata informata dell’intenzione di vendere e se sì, perché non ha reso pubblica questa cruciale informazione.”
Lo dichiara Giovanni Barbo, capogruppo del Partito Democratico in Comune.
Implicazioni per Porto Vecchio
La preoccupazione per il futuro di progetti ancor più ambiziosi come quello del Porto Vecchio è molto forte. Con la giunta che mostra segni di incapacità nella gestione di progetti minori, la domanda sorge spontanea: possiamo fidarci che saranno in grado di governare adeguatamente progetti di maggior portata?
“Dopo la vergognosa gestione dei lavori nella galleria di Montebello, un’altra mazzata per la zona, altro che attenzione alle periferie ma qualcuno davvero ancora si fida di questa Giunta? Qualcuno pensa che sarà in grado di gestire un’operazione ben più grande come il project financing del Porto Vecchio?
Sviluppo urbano in bilico
Questa situazione dovrebbe fungere da campanello d’allarme per i cittadini di Trieste, che meritano trasparenza e affidabilità nelle promesse di sviluppo urbano. Il Porto Vecchio, una zona cruciale per il rilancio economico e occupazionale della città, necessita di una gestione lungimirante che non si pieghi a interessi speculativi estemporanei.
Cosa faranno Dipiazza e i suoi se un domani la Costim o chi vincerà la gara d’appalto, una volta acquisiti i 19 magazzini, chiederà una variante per cambiarne la destinazione? È già successo, potrebbe succedere di nuovo e in scala ben più ampia (sessanta ettari contro i circa due della Fiera) ipotecando quella che dovrebbe essere l’area di rilancio economico e occupazionale per Trieste.
In un’epoca in cui la fiducia nei confronti delle amministrazioni locali è sempre più vacillante, Trieste si trova a un bivio: accettare passivamente le incertezze o richiedere con forza un cambiamento nell’approccio alla gestione dei beni comuni. Le decisioni di oggi plasmeranno il Trieste di domani: è il momento di essere vigili e attivi.