Il Partito Democratico in IV Circoscrizione ha espresso voto contrario alla variazione di bilancio, denunciando ritardi cronici, scarsa trasparenza e una gestione finanziaria rigida.
Quasi la metà degli investimenti previsti per il 2025 – 24,6 milioni su 53 totali – erano già stanziati nel 2024 e semplicemente spostati. Questo dimostra l’incapacità dell’amministrazione di rispettare i tempi e le promesse ai cittadini,”
Lo dichiara Luca Bressan, capogruppo PD in IV Circoscrizione.
Esempi di questa inefficienza non mancano. Il Tram di Opicina, fermo per oltre otto anni e mezzo, è ripartito solo il 1° febbraio 2025. Ora si aggiungono altri 2 milioni di euro, senza chiarezza sui costi complessivi. In più, nei primi 45 giorni di servizio si è già fermato tre volte.
La piscina Acquamarina, crollata nel 2019, attende ancora la ricostruzione, nonostante le promesse e una delibera del 2022.
La Galleria di Piazza Foraggi ha richiesto dieci volte il tempo previsto, con pesanti disagi per la città.
Oltre ai ritardi, c’è un bilancio sempre più rigido e poco trasparente. Quasi 17 milioni di euro, ovvero il 32% degli investimenti, sono in Project Financing (PPP), che riduce il controllo pubblico sulle opere e vincola il Comune agli interessi dei privati. Anche questi fondi, già previsti nel 2024, sono stati rinviati.
A ciò si aggiunge l’uso massiccio dell’avanzo vincolato, che limita ulteriormente la capacità di spesa su nuove priorità.
Una gestione così inefficace e poco trasparente non poteva che portare a un parere negativo della IV Circoscrizione sulla variazione di bilancio. Il voto contrario del PD è quindi pienamente coerente con questa bocciatura, che conferma tutte le nostre preoccupazioni.
La consigliera del Partito Democratico Valentina Repini ha presentato un’interrogazione al Sindaco e all’Assessore alla Cultura del Comune di Trieste per fare chiarezza sui costi e i finanziamenti legati alla realizzazione di una copia in scala 1:1 del batiscafo Trieste, storico mezzo protagonista della straordinaria impresa scientifica del 1953.
L’iniziativa, che si propone di arricchire l’offerta del Museo Diego De Henriquez, nasce dalla volontà di valorizzare la componente di innovazione e ricerca legata alla figura di Auguste Piccard e Diego De Henriquez, spostando il focus del museo verso un messaggio di pace e progresso tecnologico.
La consigliera Repini chiede di conoscere l’ammontare dei costi previsti per la costruzione della copia, incluse spese di materiali, manodopera e installazione, nonché le fonti di finanziamento individuate, tra contributi pubblici, privati ed europei. Inoltre, sollecita l’Amministrazione a valutare il coinvolgimento di enti di ricerca, università e aziende del settore nautico per possibili collaborazioni e sponsorizzazioni.
Un altro tema cruciale riguarda i tempi di realizzazione e l’integrazione del batiscafo nella narrazione museale, affinché il Museo Diego De Henriquez possa rafforzare il proprio ruolo come Museo della Pace. La consigliera sottolinea, inoltre, la necessità di migliorare la segnaletica e la comunicazione per facilitare l’accesso al museo, spesso poco conosciuto per la sua posizione decentrata.
Infine, Repini chiede se sia prevista una campagna di comunicazione e promozione per valorizzare il museo, attirando un pubblico più ampio e rafforzando il legame della città con la sua storia scientifica e tecnologica.
Trieste ha una nuova opportunità per rendere omaggio alla sua tradizione di ricerca e innovazione e questa iniziativa potrebbe trasformarsi in un importante volano culturale e turistico. È fondamentale che il progetto sia trasparente, ben strutturato e supportato da tutte le competenze necessarie, affinché il Museo possa esprimere appieno il suo ruolo di promotore di pace, un valore ancor più cruciale alla luce dei tragici scenari di guerra attuali.”
Ora si attende la risposta dell’Amministrazione, che dovrà chiarire le strategie e i passi concreti per portare avanti questa iniziativa.
Il Partito Democratico ha presentato in Consiglio Comunale una mozione per la rimozione dell’antenna di telefonia mobile installata sulla sommità della storica Torre dei Pallini, un monumento di valore culturale per la città di Trieste e testimonianza dell’archeologia industriale dell’Ottocento.
La Torre dei Pallini, progettata dall’ingegnere Angelo Toniutti e costruita nel 1839, rappresenta una delle poche strutture di questo tipo ancora esistenti in Europa. Originariamente utilizzata per la produzione di pallini da caccia in piombo, la torre ha attraversato numerosi cambi di proprietà e destinazioni d’uso, sopravvivendo a guerre e calamità naturali, fino a diventare oggi un simbolo del patrimonio storico e industriale della città.
Tuttavia, da alcuni anni, la sommità della torre ospita un’antenna per le telecomunicazioni, un’installazione che deturpa l’estetica del monumento e ne compromette il valore storico e architettonico. Già in passato, cittadini e associazioni hanno espresso la loro contrarietà a questa installazione, evidenziando come essa sia in contrasto con la tutela paesaggistica e con la conservazione dei beni culturali.
Questa mozione nasce dalla volontà di proteggere il nostro patrimonio storico e architettonico. La Torre dei Pallini merita di essere valorizzata, non di essere trattata come un semplice supporto per infrastrutture tecnologiche. È necessario trovare soluzioni alternative per l’installazione delle antenne, senza sacrificare un bene così prezioso per la nostra città.”
Lo ha dichiarato Valentina Repini, prima firmataria della mozione.
La mozione chiede alle autorità competenti di avviare un’analisi delle alternative disponibili per la rilocazione dell’antenna, di verificare eventuali irregolarità nel processo di autorizzazione dell’installazione e di adottare misure concrete per il ripristino dell’integrità visiva e strutturale della torre.
La tutela del patrimonio storico non è solo una questione di estetica, ma anche di identità culturale. Trieste ha il dovere di salvaguardare la propria storia e di valorizzare il patrimonio della città affinché possano essere apprezzato e fruito da cittadini e turisti e soprattutto dalle future generazioni.”
Hanno aggiunto i consiglieri Barbo, Čok e Famulari che hanno sottoscritto la mozione.
L’iniziativa ha già raccolto il sostegno di numerosi cittadini, esperti di beni culturali e associazioni locali impegnate nella salvaguardia del patrimonio storico. Ora la parola passa alle istituzioni, affinché si prenda una decisione nel rispetto della memoria e dell’identità della città.
Nel 2019 il Comune di Trieste ha aderito alla Rete per la lingua slovena nella Pubblica Amministrazione del Friuli Venezia Giulia, rinnovando l’adesione sino al triennio 2022–2024.
L’adesione ha consentito al Comune di Trieste di attivare due sportelli linguistici per euro 80 mila annui, finanziati dalla L. 38/2001 per attività di servizi di front office e back office in lingua slovena, espletamento di traduzioni attinenti all’ordinaria attività istituzionale, attività di interpretariato per consentire ai componenti delle assemblee elettive di utilizzare la lingua slovena nell’attività, mediante l’assunzione di personale o il ricorso a professionalità esterne.
Attraverso l’adesione alla Rete da parte del Comune di Trieste è stato, tra l’altro, risolto in questi anni l’annoso problema della carenza di segretari per la gestione delle segreterie dei consigli circoscrizionali a partire da quelli bilingui che oggi si vedono sprovvisti di queste figure professionali per svolgere il proprio lavoro.
Si apprende invece che il Comune di Trieste non ha rinnovato l’adesione alla Rete per il triennio 2025-2027 perdendo finanziamenti utili per la propria attività istituzionale. Situazione che ci sembra incomprensibile e che richiede una risposta all’interrogazione che abbiamo depositato”,
Lo dichiara la consigliera comunale Valentina Repini.
Il Partito Democratico riconosce il bisogno dei cittadini di Trieste di sentirsi più protetti ma la questione della sicurezza urbana va affrontata con raziocinio, determinazione e senza demagogia.
Fallimento delle politiche della destra
Innanzitutto occorre prendere atto che le politiche di sicurezza della Giunta Dipiazza hanno mostrato gravi limiti ed eclatanti fallimenti.
Non ultimi l’aggressione ad una donna anziana avvenuta appena oltre il perimetro della zona rossa di Barriera, la rapina a mano armata nella sala slot di Campo San Giacomo, prima periferia della città e il furto con spaccata in Viale XX Settembre, piena zona rossa. Tutti fatti accaduti nel corso della settimana corrente.
Una città malata
La città come è un corpo malato, dove la violenza è solo il sintomo di problemi più profondi non adeguatamente affrontati dall’amministrazione che, in questi anni, si è dedicata solo all’installazione di telecamere e all’adozione di misure estemporanee e discriminatorie di limitazione delle libertà di movimento.
L’attenzione della Giunta si è limitata ad alcune zone privilegiate del centro città., trascurando completamente le esigenze delle periferie urbane, dove la sicurezza è una richiesta quotidiana ed urgente da parte dei cittadini.
Proposta del Partito Democratico
Come Partito Democratico proponiamo una strategia basata su due pilastri: un presidio capillare del territorio, integrato da politiche sociali ed educative a lungo termine.
Vogliamo l’attivazione del poliziotto/vigile di quartiere e l’incremento degli organici di Polizia urbana e Polizia di Stato.
Crediamo nell’importanza di politiche sociali, educative e di sostegno comunitario, come una rete di educatori di strada, attività di inclusione basate su corsi di lingua italiana e iniziative di orientamento alla cultura, le leggi e i costumi del nostro Paese, rivolte in particolare ai giovani e adulti stranieri.
Occorre potenziare le micro-aree e l’attività degli ambiti socio-assistenziali, dobbiamo proteggere anche i negozi di prossimità che sono centri di relazioni e punti di riferimento delle comunità.
Risposta alla crisi migratoria
Trieste, città al centro delle rotte migratorie, deve rispondere con interventi che uniscano sicurezza e integrazione, evitando politiche divisive che spostano i problemi senza risolverli.
Le persone chiedono di sentirsi protette, e lo saranno solo quando le politiche di sicurezza saranno inclusive e a lungo termine. È tempo di dimostrare che è possibile costruire una città sicura per tutti, non solo con misure repressive, ma attraverso un impegno costante e attento ai bisogni reali dei cittadini.
Critiche alle Zone Rosse
Per questo, come abbiamo affermato nella conferenza stampa di venerdì 24 gennaio, le recenti ordinanze emesse dal Prefetto di Trieste, che stabiliscono tre “zone rosse” in città fino al 31 marzo 2025, sollevano interrogativi significativi sia sul loro effettivo impatto che sulla loro legittimità.
Questa misura è solamente un’operazione simbolica e politica. E, a dispetto dell’intento dichiarato, non sembra esserci una reale efficacia nell’affrontare il crimine, piuttosto, si distolgono risorse da altre necessarie operazioni di polizia.
Il contenuto delle ordinanze solleva anche preoccupazioni sul rispetto dei diritti costituzionali, come la libertà personale e di movimento. Ed è di queste ore la critica che arriva dai pubblici esercenti presenti nel perimetro di esclusione che denunciano limitazioni alla libertà di impresa.
L’uso di nozioni vaghe come “atteggiamenti aggressivi” o “pericolo concreto per la sicurezza pubblica” indicano un approccio superficiale alla gestione dell’ordine pubblico, che da una parte rischia di violare il principio della presunzione di non colpevolezza, dall’altra non ottenere alcun risultato visibile.
Le zone rosse non affrontano le radici del disagio urbano ma tendono piuttosto a spostare e aggravare i problemi in altre aree, evitando la fatica di cercare soluzioni di lungo termine che includono tutti i settori della società.
Una visione per il futuro
La città, punto terminale della rotta balcanica, richiede una gestione attenta dei flussi migratori e delle dinamiche sociali correlate. È imperativo che le autorità locali riconsiderino le loro politiche, orientandosi verso interventi che promuovano l’integrazione sociale e la sicurezza a lungo termine, piuttosto che perseverare con politiche di segregazione, e con iniziative giuridicamente fragili e culturalmente divisive.
Questo cambiamento di paradigma è essenziale per affrontare efficacemente la povertà crescente e le tensioni sociali, evitando che la sicurezza diventi un pretesto per ulteriori discriminazione e marginalizzazione dei soggetti fragili, problematici o poco integrati.
Documento Conferenza stampa critica alle zone rosse. 24 gennaio 2025
L’ennesimo bilancio finto approvato dalla Giunta che tanto annuncia e poco fa.
Sbandierati 267 milioni di euro di lavori pubblici, ma gli ultimi dati definitivi, quelli del 2023, dicono 35 milioni di lavori cantierati a fronte dei 216 che erano nel piano annuale: Dipiazza fa un sesto di quello che promette, e questo è sotto gli occhi di tutti. Annuncia una ripavimentazione di piazza Unità che non esiste in nessun documento, e questo mentre strade e marciapiedi delle periferie sono in condizioni pietose.
Nonostante il contingentamento dei tempi, fatto inedito nella storia di Trieste che dimostra la mancanza di senso della vergogna del centrodestra, abbiamo svolto il nostro dovere di opposizione facendo emergere tutte le criticità del bilancio essendo nel contempo costruttivi: assistenza economica per famiglie in difficoltà (a prima firma Famulari), studio di fattibilità per accesso pubblico a fini di uso culturale o sportivo dell’ex gasometro (primi firmatari Barbo/Repini), studio di fattibilità per area verde ex Collini a Cattinara (primi firmatari Repini/Čok/Salvati), finanziamento progetto per la riqualificazione dell’area verde di piazza Vico (prima firmataria Pucci), pavimentazione in taraflex della palestra di Largo Niccolini (primo firmatario Salvati).
Purtroppo il centrodestra continua ad avere problemi sia con la ricchezza culturale e linguistica di Trieste che con il suo ruolo internazionale: tutte le proposte su questo sono state bocciate.
Anche nelle iniziative in cui si è sempre contraddistinto, sino alla passata consigliatura, il centrodestra oggi è irriconoscibile.” lo afferma il consigliere dem Luca Salvati a seguito della mancata presenza del luna park natalizio in città.
La presenza del luna park fa ormai parte del folklore dei comuni della penisola, ma per quest’anno i triestini dovranno farne a meno. Esiste una norma di rango nazionale che prevede che le amministrazioni comunali debbano compilare entro un tempo stabilito un elenco delle aree comunali disponibili per le installazioni dei circhi, delle attività dello spettacolo viaggiante e dei parchi di divertimento, nonché adempiere a una serie di obblighi che il Comune di Trieste ha ignorato, costringendo ogni anno a concordare un luogo ad hoc.
Per il Natale 2024 l’assessora Tonel non è stata capace di trovare un luogo idoneo a ospitare le giostre del luna park, costringendo le famiglie triestine a recarsi nella vicina Koper, a Grado o in altri comuni limitrofi” afferma Salvati. “E come non ricordare che quasi 50 famiglie/imprenditrici dello spettacolo viaggiante, resteranno quest’anno a casa senza poter lavorare, proprio nel periodo più importante dell’anno?”
Il Luna Park è presente a Trieste da quasi cent’anni! Dopo il blocco per la seconda guerra mondiale, dopo quello durante il Covid, oggi abbiamo tristemente il blocco Tonel”
Hanno espresso voto contrario le commissarie di parità Sabrina Morena e Sara Gattesco all’approvazione del bilancio ieri in Commissione Pari Opportunità del Comune di Trieste.
A fronte di 876 milioni di bilancio, soltanto 38.000 sono destinati alle pari opportunità e poco alle iniziative contro la violenza sulle donne. È una decisione che non tiene conto delle urgenze evidenziate dall’attualità, da cui deriva una necessità immediata di intervento a tanti livelli”.
Lo fa notare Sabrina Morena, Pd.
Morena ha inoltre sottolineato la mancanza di volontà della giunta Di Piazza rispetto alla stesura del Bilancio di Genere, dal quale si vedrebbero in modo approfondito le azioni positive o le mancate azioni in favore della parità di genere. La maggioranza ha purtroppo bocciato la proposta delle opposizioni perché si stilasse un bilancio di genere, rinunciando a uno strumento di trasparenza serio ed efficace.
“Una cifra davvero irrisoria quella stanziata se si pensa a quanto destinato al progetto insostenibile dell’ovovia” che è anche la ragione del voto contrario: Morena ha bocciato in commissione tutta l’operazione del porto Vecchio che vede una tassa di concessione di 200.000 dopo il terzo anno per 50 anni che dovrà pagare l’impresa vincitrice.
Davanti a un’operazione immobiliare di ampia portata ci sembra anche questa una previsione di entrata nelle casse comunali molto esigua. Quindi se la coperta è corta, come dice l’Assessore Bertoli, lo è perché non si vogliono prevedere delle entrate più sostanziose da chi fa affari nella nostra città.”
L’esperienza della pandemia sollecita l’introduzione di nuovi paradigmi nella gestione del territorio comunale, volti a superare lo stato di abbandono di parti importanti del patrimonio pubblico per rimetterle a disposizione della collettività.
Lo afferma la consigliera comunale del Pd, Valentina Repini, che attraverso la mozione intitolata
PER IL RISANAMENTO AMBIENTALE E LA FRUIZIONE SOCIALE DELL’AREA DELL’EX CASERMA MONTE CIMONE A BANNE (GIA’ TENUTA BIDISCHINI – BURGSTALLER),
discussa l’anno scorso in commissione e in attesa della discussione in aula, ha chiesto all’Amministrazione comunale di avviare l’iter per il recupero all’uso della comunità ed il riutilizzo del più grande dei siti abbandonati presenti sul territorio triestino, ovvero di definire le condizioni della sua sdemanializzazione e di realizzare uno studio di fattibilità sui costi della sua bonifica e riqualificazione, inclusa la verifica della congruità delle previsioni urbanistiche attualmente vigenti, e ciò al fine di poter accedere alle opportunità di finanziamento offerte dalla nuova programmazione regionale dei fondi strutturali e di investimento europei 2021 – 2027.
L’Agenzia del Demanio e diverse amministrazioni pubbliche – spiega –stanno gestendo il processo di recupero del patrimonio militare dismesso, nel duplice obiettivo di rendere queste aree punti di partenza per processi di rigenerazione e riqualificazione urbanistica e innescare, attraverso partnership e azioni coordinate, la valorizzazione di una parte importante del patrimonio pubblico.
Oggi -aggiunge- per la grande importanza del sito nel contesto naturale del Carso, un primo passo verso il superamento dello stato di abbandono dell’area dovrebbe essere rivolto in tempi più brevi a restituire all’uso pubblico almeno la sua parte boschiva.
L’attuale fase di programmazione regionale degli interventi del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2021 – 2027 (POR FESR 2021 – 2027) prevede il finanziamento di
progetti di rigenerazione territoriale volti a realizzare obiettivi specifici quali la valorizzazione di alcuni luoghi simbolo della Regione, in chiave di rilancio turistico, combinato a interventi di valorizzazione territoriale …, interventi di rigenerazione territoriale imperniati sulla valorizzazione ambientale, in grado di attivare economie locali e coinvolgere le comunità” ed “iniziative di recupero di edifici pubblici in Aree Interne, al fine di rivitalizzazione del contesto sociale.
Pertanto – conclude Repini- l’interrogazione chiede di sapere se l’Amministrazione comunale ha approfondito la questione con l’Agenzia del Demanio e con l’Amministrazione Regionale del Friuli Venezia Giulia come da impegni derivanti dalla mozione citata in premessa.
Ancora una volta il sindaco Dipiazza è assente e inerte di fronte all’emergenza Covid: il primo garante della salute dei triestini è stato messo sotto tutela dal prefetto e dal presidente della Regione.
Lo afferma la segretaria provinciale Laura Famulari, dopo che, su invito del prefetto del capoluogo Valerio Valenti, il presidente Fvg Massimiliano Fedriga ha firmato un’ordinanza che impone la chiusura dei locali nel Comune dalle dalle ore 23.00 di oggi fino alle ore 5.00 di domani.
Per la segretaria:
è già gravissimo che il prefetto abbia dovuto intervenire sollecitando le Autorità locali a esercitare le loro prerogative ma ancor più preoccupante è il fatto che il sindaco non abbia fatto sentire la sua voce e non abbia fatto nulla. Quanto al vicesindaco che vorrebbe tenere più aperti i locali – aggiunge Famulari – pensi a impiegare la forza pubblica per controllare gli assembramenti piuttosto che quattro ambulanti di colore.