Criminalità, Trieste nella parte alta della classifica: PD, scaricabarile fuori luogo

Criminalità, Trieste nella parte alta della classifica: PD, scaricabarile fuori luogo

Il centrodestra non ha alibi: rispetto a un tema su cui ha costruito intere campagne elettorali, oggi i risultati sono allarmanti. Trieste si colloca al quindicesimo posto in Italia e prima in Friuli Venezia Giulia per delitti denunciati nel 2023, con un’incidenza di criminalità tra le più alte del Paese, secondo i dati del Sole 24 Ore. Questo scenario smentisce clamorosamente la narrazione portata avanti dalla destra, che ha fatto della sicurezza uno dei principali cavalli di battaglia per attrarre consenso elettorale.


Ma c’è di più: non solo il centrodestra ha promesso soluzioni immediate per contrastare la piccola e grande criminalità, ma ora, al governo a livello nazionale, regionale e comunale, ha la piena responsabilità di intervenire. Eppure, si assiste a una politica dello “scaricabarile”, dove si continuano a dare colpe alle amministrazioni precedenti o si cerca di minimizzare i problemi invece di affrontarli.


Lo dichiarano Giovanni Barbo e Luca Salvati (PD), commentando la classifica pubblicata dal Sole 24 Ore.


L’ipocrisia sulla sicurezza

L’uso strumentale del tema del tema della sicurezza da parte della destra non è nuovo. Campagne elettorali basate sulla paura, sull’immigrazione e sulla criminalità hanno alimentato il consenso politico, ma cosa succede quando queste forze politiche salgono al potere? La risposta è spesso un immobilismo che tradisce l’enorme divario tra retorica e realtà.

La piccola criminalità non è solo una questione di ordine pubblico, ma riflette una complessità di fattori sociali: precarietà economica, esclusione sociale, mancanza di opportunità e politiche di inclusione. Questi sono problemi che richiedono soluzioni strutturali, politiche sociali e investimenti nelle periferie e nei servizi sociali, ma sono proprio queste le aree in cui il centrodestra taglia risorse e ignora il bisogno di interventi profondi.

 

La destra e l’uso politico della paura

L’ipocrisia diventa evidente quando si osserva come l’insicurezza viene strumentalizzata. Durante le elezioni, l’obiettivo è capitalizzare sulle paure della popolazione, ma una volta ottenuto il potere, la narrativa cambia. Le promesse di ordine e sicurezza si scontrano con la mancanza di piani concreti. Invece di politiche di lungo termine, si preferisce agire con provvedimenti di facciata, puntando su simboli e slogan senza andare alla radice dei problemi.


In sostanza, se la destra fosse davvero interessata a ridurre la criminalità, agirebbe su diversi fronti: migliorare le condizioni economiche dei quartieri più difficili, incrementare i presidi delle forze di polizia e il controllo del territorio, potenziare le politiche di integrazione e prevenzione, e rafforzare il sistema educativo. Ma non è così. Invece di intervenire con azioni concrete, si continua a costruire consenso sulla paura, senza fornire soluzioni reali.

 

Un invito all’azione


La criminalità non si combatte con gli slogan, ma con politiche serie, investimenti nei servizi sociali, nel lavoro, nell’educazione e nella prevenzione. Questo è ciò che il centrodestra, nonostante il potere che detiene, continua a ignorare.


Così ancora Giovanni Barbo e Luca Salvati (PD).