Trieste oltre le Zone Rosse: serve un nuovo approccio alla sicurezza urbana

Trieste oltre le Zone Rosse: serve un nuovo approccio alla sicurezza urbana

Il Partito Democratico riconosce il bisogno dei cittadini di Trieste di sentirsi più protetti ma la questione della sicurezza urbana va affrontata con raziocinio, determinazione e senza demagogia.

Fallimento delle politiche della destra

Innanzitutto occorre prendere atto che le politiche di sicurezza della Giunta Dipiazza hanno mostrato gravi limiti ed eclatanti fallimenti.

Non ultimi l’aggressione ad una donna anziana avvenuta appena oltre il perimetro della zona rossa di Barriera, la rapina a mano armata nella sala slot di Campo San Giacomo, prima periferia della città e il furto con spaccata in Viale XX Settembre, piena zona rossa.  Tutti fatti accaduti nel corso della settimana corrente. 

Una città malata

La città come è un corpo malato, dove la violenza è solo il sintomo di problemi più profondi non adeguatamente affrontati dall’amministrazione che, in questi anni, si è dedicata solo all’installazione di telecamere e all’adozione di misure estemporanee e discriminatorie di limitazione delle libertà di movimento.

L’attenzione della Giunta si è limitata ad alcune zone privilegiate del centro città., trascurando completamente le esigenze delle periferie urbane, dove la sicurezza è una richiesta quotidiana ed urgente da parte dei cittadini.

Proposta del Partito Democratico

Come Partito Democratico proponiamo una strategia basata su due pilastri: un presidio capillare del territorio, integrato da politiche sociali ed educative a lungo termine.

  • Vogliamo l’attivazione del poliziotto/vigile di quartiere e l’incremento degli organici di Polizia urbana e Polizia di Stato.
  • Crediamo nell’importanza di politiche sociali, educative e di sostegno comunitario, come una rete di educatori di strada, attività di inclusione basate su corsi di lingua italiana e iniziative di orientamento alla cultura, le leggi e i costumi del nostro Paese, rivolte in particolare ai giovani e adulti stranieri.
  • Occorre potenziare le micro-aree e l’attività degli ambiti socio-assistenziali, dobbiamo proteggere anche i negozi di prossimità che sono centri di relazioni e punti di riferimento delle comunità.

Risposta alla crisi migratoria

Trieste, città al centro delle rotte migratorie, deve rispondere con interventi che uniscano sicurezza e integrazione, evitando politiche divisive che spostano i problemi senza risolverli.

Le persone chiedono di sentirsi protette, e lo saranno solo quando le politiche di sicurezza saranno inclusive e a lungo termine. È tempo di dimostrare che è possibile costruire una città sicura per tutti, non solo con misure repressive, ma attraverso un impegno costante e attento ai bisogni reali dei cittadini.

Critiche alle Zone Rosse

Per questo, come abbiamo affermato nella conferenza stampa di venerdì 24 gennaio, le recenti ordinanze emesse dal Prefetto di Trieste, che stabiliscono tre “zone rosse” in città fino al 31 marzo 2025, sollevano interrogativi significativi sia sul loro effettivo impatto che sulla loro legittimità.

Questa misura è solamente un’operazione simbolica e politica. E, a dispetto dell’intento dichiarato, non sembra esserci una reale efficacia nell’affrontare il crimine, piuttosto, si distolgono risorse da altre necessarie operazioni di polizia.

Il contenuto delle ordinanze solleva anche preoccupazioni sul rispetto dei diritti costituzionali, come la libertà personale e di movimento. Ed è di queste ore la critica che arriva dai pubblici esercenti presenti nel perimetro di esclusione che denunciano limitazioni alla libertà di impresa.

L’uso di nozioni vaghe come “atteggiamenti aggressivi” o “pericolo concreto per la sicurezza pubblica” indicano un approccio superficiale alla gestione dell’ordine pubblico, che da una parte rischia di violare il principio della presunzione di non colpevolezza, dall’altra non ottenere alcun risultato visibile.

Le zone rosse non affrontano le radici del disagio urbano ma tendono piuttosto a spostare e aggravare i problemi in altre aree, evitando la fatica di cercare soluzioni di lungo termine che includono tutti i settori della società.

Una visione per il futuro

La città, punto terminale della rotta balcanica, richiede una gestione attenta dei flussi migratori e delle dinamiche sociali correlate.  È imperativo che le autorità locali riconsiderino le loro politiche, orientandosi verso interventi che promuovano l’integrazione sociale e la sicurezza a lungo termine, piuttosto che perseverare con politiche di segregazione, e con iniziative giuridicamente fragili e culturalmente divisive.

Questo cambiamento di paradigma è essenziale per affrontare efficacemente la povertà crescente e le tensioni sociali, evitando che la sicurezza diventi un pretesto per ulteriori discriminazione e marginalizzazione dei soggetti fragili, problematici o poco integrati. 

 

Documento Conferenza stampa critica alle zone rosse. 24 gennaio 2025

Conferenza stampa critica alle zone rosse. 24 gennaio 2025