Una cerimonia solenne, un messaggio da rafforzare
Come ogni anno, Trieste ha celebrato con compostezza e partecipazione il 25 aprile alla Risiera di San Sabba. Un luogo simbolo della memoria antifascista, che più di ogni altro invita al raccoglimento e alla riflessione, e che ha ospitato la cerimonia istituzionale per l’ottantesimo anniversario della Liberazione.
Tuttavia, anche quest’anno non sono mancate le tensioni all’esterno e le contestazioni all’interno. L’accesso alla Risiera è stato reso complesso da controlli stringenti e da una presenza eccessivamente militarizzata. È un segnale che preoccupa: il bisogno di sicurezza non può trasformarsi in chiusura e inaccessibilità, specie in un’occasione che dovrebbe essere, per natura, popolare e inclusiva.
Il coraggio delle parole giuste
In questo contesto, la voce della sindaca di Sgonico, Monica Hrovatin, si è distinta per autenticità e forza. Il suo intervento è stato uno dei pochi momenti capaci di riportare il senso profondo della ricorrenza: non una liturgia, ma un atto civile e politico. Un appello ai giovani a farsi eredi di quella lotta, a custodire i valori della libertà, della giustizia e della pace.
Al contrario, l’intervento del sindaco Dipiazza è apparso come un dovere formale. Un discorso che, seppur corretto nei toni e nei riferimenti, è sembrato privo di quella tensione morale e civile che la giornata richiederebbe da chi amministra una città come Trieste.
Come Partito Democratico, riteniamo che nelle istituzioni ci debba essere la capacità di incarnare uno spirito di unità e di rappresentanza collettiva. Quando questo viene meno, quando si scelgono strade divisive, come il mancato patrocinio alla Festa programmata dal Comitato 25 Aprile, è inevitabile che una parte della cittadinanza senta di non essere rappresentata.
Le contestazioni: segnali di un malessere da non ignorare
La Risiera è una cattedrale laica della memoria. Anche le proteste più legittime, se espresse in modo irrispettoso all’interno di quel luogo, rischiano di indebolire le ragioni che le hanno generate. Ma è altrettanto miope fingere che non esistano: quelle contestazioni, pur fuori luogo nel contesto, esprimono un disagio reale.
Una parte della cittadinanza, specie le nuove generazioni, si sente esclusa da un racconto pubblico che pare sempre più normalizzare il revisionismo storico, il ridimensionamento della memoria antifascista, la neutralizzazione dei simboli. È da questo vuoto, da questa percezione di disconnessione tra istituzioni e società civile, che scaturiscono tensioni. Compito della politica non è ignorarle, ma comprenderle e ricomporle.
Libertà, oggi e altrove
Nel ricordo della Liberazione non possiamo ignorare ciò che accade oltre i nostri confini. Il dramma della guerra in Ucraina, la devastazione in Palestina, ci interrogano. La Resistenza ci ha lasciato in eredità il dovere di non voltare la testa dall’altra parte di fronte all’ingiustizia. La libertà non è un valore selettivo: o è per tutte e per tutti, oppure è una parola svuotata.
Per questo il Partito Democratico di Trieste si unisce alla richiesta che lo Stato italiano riconosca ufficialmente lo Stato di Palestina. La pace è possibile solo a partire dal riconoscimento dei diritti e della dignità di tutti i popoli.
Una memoria viva, una democrazia da difendere
“Come Segretaria del Partito Democratico di Trieste, sento il dovere di ricordare che la democrazia non ci è stata regalata: è stata conquistata con il sangue e il martirio delle partigiane e dei partigiani. Sulla loro lotta, sulla loro dignità, sulla loro Resistenza è sorta la nostra Costituzione. E sarà su quegli stessi valori che il Partito Democratico continuerà a impegnarsi ogni giorno, per difendere e rinnovare la democrazia, per contrastare ogni forma di violenza e di discriminazione, per costruire una società più giusta, più libera, più umana”.
Così la Segretaria del PD triestino Maria Luisa Paglia, in un messaggio che è anche un impegno: quello di non lasciare soli coloro che ancora oggi lottano per la libertà, la giustizia, la pace.