Ogni giorno nelle famiglie italiane, uomini e donne condividono i bagni nelle loro case. Così fanno i loro figli, fratellini e sorelline, fin dai primissimi anni d’età.
Anche nell’ambiente di lavoro ormai è naturale condividere lo stesso bagno tra uomini e donne, succede a scuola tra professori e professoresse, così come nel palazzo del Comune di Trieste, al primo piano si utilizza un unico bagno, consigliere e consiglieri, di destra e di sinistra, senza che nessuno si sia mai lamentato per questioni legate al genere.
Bisogna preoccuparsi solo di educare bene le nuove generazioni al rispetto del bene comune, nello specifico si deve lasciare il bagno pulito come lo si è trovato, non solo per chi lo utilizzerà dopo ma anche per chi poi lo dovrà pulire.
Lo afferma la consigliera comunale dem Rosanna Pucci.
A ogni modo, l’eliminazione della divisione del genere nei bagni è già in atto da molto tempo, basta guardare ai servizi igienici dedicati alle persone con problemi di mobilità, per questi non c’è distinzione.
La soluzione adottata in via sperimentale al Liceo Galilei – prosegue Pucci – mi sembra naturale e funzionale. Nella scuola, in generale, ci sono tanti altri problemi, ad esempio quelli legati all’edilizia scolastica e, talvolta, anche alla sicurezza delle sedi, però non si leva nessuna voce in merito, né da chi è in Regione né da chi è nell’ufficio scolastico di competenza”.
Nella foto i bagni del Comune di Trieste