Impossibile controllare 230 chilometri di confine italo-sloveno
Piaccia o non piaccia ai neo-nazionalisti, il Governo italiano deve provare a uscire dall’isolamento in cui si è cacciato e riprendere l’iniziativa in ambito Ue, per sollecitare un’azione comune come è stato fatto nel 2016 per fermare la rotta balcanica. Bisogna farlo al più presto, perché se si ripresentassero le catastrofiche condizioni di allora, non ci sarebbero barriere fisiche né umane in grado di controllare gli oltre 230 chilometri di confine tra Italia e Slovenia.
Lo afferma la deputata Debora Serracchiani (Pd), in merito all’ipotesi di innalzare “barriere fisiche” al confine con la Slovenia in caso di aumento dei flussi terrestri dalla rotta balcanica, lanciata dal ministro dell’Interno Matteo Salvini. Per l’esponente dem
bisogna seguire molto da vicino e fare tutto il possibile per accelerare l’ingresso della Croazia nell’area Schengen, che il ‘nemico’ Juncker proporrà in autunno, e poi supportare quel Paese nel controllo delle frontiere esterne dell’Unione. Bisogna fare anche molto altro, perché le migrazioni non si fermeranno solo per volontà di Salvini, ma occorre una cosa che adesso manca: la politica estera italiana.