«Fra i soggetti estremamente vulnerabili se contagiati (malati oncologici, disabili, persone con pluripatologie e caregiver) si registra il 98% della mortalità: andavano vaccinati per primi. Lo dico chiaramente: una società che lascia per ultimi i più deboli, senza grande scandalo dei più e senza pudore dei privilegiati, è una società perduta.” Lo sostiene la segretaria Pd di Trieste, Laura Famulari, che spiega: «Comprendo quanto possa essere difficile prendere decisioni e fare le scelte giuste in una situazione così complessa. In questo momento non rilevano le responsabilità (non ho motivo di dubitare che tutti stiano cercando una soluzione) e le cause oggettive (con Astrazeneca gran parte dei fragili non si possono vaccinare). Osservo l’impegno di chi sta attuando il piano vaccinale, nonché la disponibilità e l’abnegazione di tutti gli operatori sanitari.
Ma ci sono i principi su cui non si doveva transigere. Dovevano essere vaccinati di certo i sanitari, quindi i più deboli (anziani) e gli estremamente vulnerabili (esiste una descrizione dettagliata fatta dal Ministero), e poi procedere per fasce d’età. Si è partiti bene e poi l’Italia delle corporazioni ha fatto capolino e via ai cosiddetti servizi essenziali, scelti un po’ a maglie larghe e soprattutto con criteri diversi dalle Regioni. L’idea di vaccinare categorie non solo è estremamente ingiusta ma mina la coesione sociale in modo tanto subdolo quanto profondo.
Che diritto ha un docente universitario in Dad rispetto ad un cassiere del supermercato? O un magistrato rispetto ad un avvocato, e quanti sono nelle retrovie e non hanno alcun rapporto con il pubblico? Perché altrove, in altri Paesi e in altre Regioni le cose sono andate diversamente? Il virus ci ha resi tutti uguali, il vaccino ci ricorda che siamo diversi. Chiediamo che ci sia spiegato, senza schermi, perché i più bisognosi di tutela sono rimasti così indietro. Ma soprattutto facciamo qualcosa prima che sia troppo tardi e non lasciamo passare l’idea che gli ultimi sono laggiù perché meno importanti per la società.»