Fu il principe Umberto II, su proposta dell’allora Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi che con proprio decreto dichiarò il 25 aprile Festa nazionale.
Da quel 25 aprile in cui il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, con sede a Milano, proclamò l’insurrezione contro i presìdi fascisti e tedeschi sono trascorsi 72 anni.
Anni di celebrazioni, memorie, racconti, revisionismi, rivalutazione.
I valori e gli ideali che hanno guidato i giovani di allora, gli stessi ideali che hanno ispirato poi la Costituzione, non sono ed è sbagliato che siano vissuti come caratterizzanti una parte della popolazione connotata politicamente.
Le radici della Repubblica Italiana sono da rintracciare proprio nella Resistenza in quanto l’Assemblea Costituente fu composta prevalentemente da esponenti di quei movimenti politici che avevano dato vita al CLN (cattolici, comunisti, azionisti, monarchici, anarchici).
Abbiamo il compito di non far dimenticare ai nostri giovani che il 25 aprile segna la fine dell’oppressione nazifascista, simbolo di un Paese oppresso,senza diritti, senza libertà di stampa, senza voto per le donne; un Paese che esce dalla guerra estremamente povero ma carico di speranza, pronto ad un cambiamento radicale che ha dato l’avvio ad una lunga stagione di benessere. Dobbiamo ritrovare quello spirito per ridare slancio all’azione politica delle forze democratiche: lavorare insieme pur partendo da idee diverse per una nuova stagione di pace e benessere.