Narodni dom, una straordinaria opportunità per gli Sloveni di Trieste, una straordinaria opportunità per tutta Trieste

Narodni dom, una straordinaria opportunità per gli Sloveni di Trieste, una straordinaria opportunità per tutta Trieste

Documento consegnato dalla delegazione PD al sindaco Roberto Dipiazza, 30 giugno 2020

 

Il 13 luglio 2020 rappresenterà un momento di grande importanza per la storia di Trieste: l’arrivo dei due Presidenti di Italia e Slovenia, in occasione del centesimo anniversario dell’incendio del Narodni dom, dato alle fiamme dal nascente fascismo di confine il 13 luglio 1920, avrà un impatto significativo sul modo in cui i cittadini di Trieste vivono il rapporto con il passato, le diverse memorie, il vicino, che sia inteso come concittadino appartenente a una diversa comunità o lo Stato confinante. La scelta dei due Presidenti di recarsi, lo stesso giorno, in un altro luogo fortemente simbolico, Basovizza-Bazovica, un nome che nelle due lingue in cui viene pronunciato rappresenta anche un riferimento a due diverse memorie, ha ulteriormente accresciuto l’importanza di questo giorno.

Il Partito Democratico – Demokratska stranka di questa città ha sempre sostenuto, proseguendo la tradizione delle forze e delle culture politiche da cui è nato, i processi di pacifica convivenza fra le diverse anime della nostra città e del territorio più vasto, nella convinzione che ciò rappresentasse un tassello fondamentale non solo per il passato ma per il futuro: ricordare serenamente ciò che è avvenuto, senza alimentare nuovi conflitti, come presupposto per costruire insieme ciò che ancora deve avvenire. Lo ha fatto sia quando al governo sia quando all’opposizione, cercando di creare un dialogo fra le diverse memorie del passato.

È con questo spirito che abbiamo richiesto un incontro al Sindaco, ritenendo che sia nostro compito quello di portare al Comune un contributo di idee e di elaborazione su temi di tale portata. Tale convinzione è rafforzata peraltro dalla constatazione di quanto il dialogo fra le diverse comunità e in particolare la tutela delle comunità minoritarie rappresentino elementi fondanti della cornice europea in cui oggi Trieste, l’Italia e la Slovenia si trovano e siano altresì caratteristiche irrinunciabili del carattere democratico stesso di uno Stato, investendo perciò tutte le forze politiche, economiche e culturali.

 

1. Il Narodni dom, una straordinaria opportunità per gli Sloveni di Trieste, una straordinaria opportunità per tutta Trieste

Se i due Presidenti saranno a Trieste il 13 luglio è innanzitutto a causa di un tragico anniversario e dei coraggiosi passi messi in atto dai due Paesi per giungere a questo anniversario con un gesto concreto di grandissima portata: la restituzione del Narodni dom agli eredi di chi lo aveva costruito, ovvero alla comunità slovena di Trieste, a partire dalle sue istituzioni culturali e scientifiche.

Tale passaggio, che si sta concretizzando nella cessione della proprietà dell’immobile a una Fondazione costituita ad hoc, è il culmine di un processo lungo ma non ancora concluso, che richiederà nei prossimi anni gli sforzi congiunti di tutti i soggetti interessati. Il 13 luglio i due Presidenti firmeranno il protocollo d’intesa che determina la restituzione dell’immobile alla comunità. Si tratta quindi dell’avvio di un processo, che dalla definizione della struttura della Fondazione alla futura definizione delle attività che vi avranno luogo richiederà un impegno lungo e costante negli anni di tutti i soggetti coinvolti.

Ciò che ci preme sottolineare in questa fase è la necessità che anche le istituzioni che rappresentano questo territorio, e quindi le amministrazioni comunale e regionale in primis, vivano in maniera positiva, partecipe e propositiva questo passaggio, vedendo in esso non solo un’opportunità di rilancio per la comunità slovena triestina ma anche un’importante vetrina per quella Trieste europea e plurale che è stata al centro del rilancio, anche turistico e quindi economico, della città negli ultimi anni. Un Narodni dom plurale quindi, che nello spirito della legge di tutela sia innanzitutto e soprattutto un luogo di incontro di lingue e di culture; un luogo che diventi centrale per la comunità slovena, che non può non svolgervi un ruolo di assoluta protagonista; ma un luogo che diventi attrattivo per le altre comunità cittadine, a partire da quelle, come i croati e i serbi, storicamente collegate all’edificio.

Un luogo quindi pieno di vita, di incontri, di feconde contaminazioni, un luogo che non sia solo di preservazione del passato e del presente ma di elaborazione del futuro, per questo motivo la presenza di istituti di ricerca e culturali, espressamente citata nella legge di tutela, continua a essere della massima importanza, pur nella nuova cornice formale nella quale la restituzione del Narodni dom avviene. Trieste del resto si è configurata, in questi anni, come centro di elaborazione scientifica nel più ampio senso della parola.

L’elevata concentrazione di enti di ricerca, sia pubblici che privati, la presenza di più Atenei a cavallo del confine, a partire dalla stessa Università degli Studi di Trieste la cui fattiva collaborazione è stata fondamentale allo svolgimento del processo di restituzione, rende lo sviluppo di questa vocazione del tutto naturale. La cultura e la scienza sono per loro stessa natura luoghi di incontro, di condivisione, di dialogo. Per questo la loro presenza, soprattutto nel fondamentale settore della ricerca umanistica, può e deve rappresentare uno dei punti qualificanti della nuova storia del Narodni dom, nell’interesse della comunità slovena e della città tutta.

 

2. Il 13 luglio 2020: un momento di svolta per la storia della città

Nelle ultime settimane alla già crescente attesa per il 13 luglio si è aggiunto il nuovo elemento relativo alla visita dei due Presidenti a Basovizza-Bazovica, al monumento ai quattro antifascisti condannati a morte dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato e fucilati il 6 settembre 1930 e al monumento nazionale della Foiba di Basovizza.

La decisione dei due presidenti ha suscitato diverse reazioni in città e può rappresentare l’inizio di un nuovo corso nella storia di Trieste e anche dei rapporti fra i due Stati: Basovizza-Bazovica, con il suo doppio significato simbolico, può essere un nome intorno al quale molte riflessioni possono essere fatte, se l’intento è quello di pacificare e dialogare, e al contempo molti danni possono essere fatti, se usata per rinfocolare invece di appianare i conflitti.

Le modalità con le quali la visita dei due presidenti avrà luogo sono ancora in fase di definizione. Al Sindaco, che rappresenta tutti i cittadini, chiediamo di rappresentare ai due presidenti la ferma necessità che all’opinione pubblica nazionale dei due Paesi, che guarda con crescente interesse al difficile passato delle nostre terre, venga rappresentato in maniera chiara il rapporto plurale che si ha con questo passato; la necessità di trattare la storia e le memorie con consapevolezza e rispetto; la necessità soprattutto di far capire alle opinioni pubbliche nazionali che parlare del XX secolo e dei traumi che ha passato non significa solo parlare di passato, ma significa anche condizionare i rapporti fra le comunità che oggi convivono in quest’area: il dialogo e la pacificazione a livello locale sono veramente perseguibili e praticabili se le comunità locali vengono sostenute in questo sforzo da un contesto il più ampio possibile.

Da questo punto di vista non si può non far presente che nel luglio di quest’anno ricorrono anche i 20 anni dalla fine dei lavori della Commissione mista di storici italo-slovena: non possiamo non sottolineare l’importanza della diffusione della relazione conclusiva di tale commissione, il cui lavoro non è da considerarsi come definitivo e conclusivo ma come un preziosissimo contributo da cui far ripartire, non tanto nella comunità degli storici dove non si è mai fermato, ma nella più larga opinione pubblica un rapporto plurale, e transnazionale, nei confronti del passato.

 

3. Trieste e il passato: un rapporto da ripensare e da rilanciare

Il Narodni dom è già stato, in occasione del novantesimo dell’incendio, protagonista di uno storico incontro, quello dei tre Presidenti di Italia, Slovenia e Croazia.

Quell’incontro ha rappresentato per molti versi un punto di svolta simbolico, che non sempre ha però trovato effettiva concretizzazione negli anni successivi: alcune importanti ricorrenze nazionali hanno anzi visto negli ultimi anni un progressivo inasprirsi degli animi.

Il 13 luglio 2020 sarà la seconda volta in cui i massimi rappresentanti istituzionali dei due Stati verranno da noi a chiudere il XX secolo: sta poi, però, alla comunità locale, all’istituzione che maggiormente la rappresenta, il Comune, alla società civile, fare in modo che le tragiche pagine chiuse dai due Presidenti non si riaprano.

Al Comune chiediamo quindi di riconsiderare, e siamo disponibili a dare il nostro contributo, il modo in cui il passato viene approcciato, per farne un elemento di forza e coesione e non di divisione della comunità cittadina. Il PD è pronto a dare il suo contributo con proposte concrete, anche di immediata attuazione. Anche su queste proposte, e sulla disponibilità a confrontarsi delle diverse forze politiche, si misurerà la capacità della città di ricordare il passato, in tutta la sua complessità, e di guardare al futuro.